Dal fuso orario ai ceci sul fuoco. Ma tutti gli altri restano impuniti

"Stuprata da ex calciatori della Virtus Verona". Ma la verità è un'altra: assolti

C’è quel magistrato fissato sull’incostituzionalità dell’ora legale: andava alle udienze solo in base all’ora solare, e quindi, d’estate, si presentava un’ora prima. C’è quel giudice che denunciò un altro giudice ma che si vide respingere la denuncia in quanto era proposta fu la motivazione da persona inferma di mente: tesi che, peraltro, potevano attestare tutti coloro che avevano avuto occasione di scambiare qualche parola con lui: il quale concluse tranquillamente la sua carriera e morì sei mesi dopo la pensione, lasciando un ingente patrimonio immobiliare a un perfetto estraneo; raccontano che in piena udienza, un giorno, si alzò gridando: «Ho i ceci sul fuoco!». Poi c’è la vicenda del consigliere d’Appello arrestato perché in un cinema di periferia era stato beccato a compiere atti immorali con un ragazzo adescato in sala: il Csm lo prosciolse e ne riconobbe una totale incapacità di intendere e di volere, incapacità mai rilevata, però, nei suoi giudizi penali, nonché evidentemente scomparsa senza postumi: perché infatti riprese servizio. Se poi sbirciaste varie sentenze emesse dal Csm tra il 2000 e il 2008 (null’altro che ammonimenti, censure, perdita di anzianità) apprendereste di magistrati che non hanno pagato il conto al ristorante, hanno perso fascicoli e anni di lavoro altrui, non lavoravano, uno l’avevano visto chiedere l’elemosina per strada, un altro aveva spalmato l’ufficio di Nutella, un altro ancora aveva urlato «ti spacco il culo» a un avvocato. Se però, ora, vi dicono che il caso di Ernesto Anastasio resta unico – il caso, cioè, di un giudice che non è mai stato destituito e ha dovuto dimettersi da solo dopo 24 anni beh, il dramma è che avrebbero ragione, è davvero unico: perché ne conosciamo il nome. Di tutti gli altri, grazie a una lettera del Csm del 27 agosto 2008, non possiamo fare il nome e neppure menzionare i luoghi. Il Csm, in pratica, ha invocato la legge sulla privacy e la protezione dei dati personali: il che è bastato a terrorizzare i legali di ogni giornale o casa editrice che avessero pensato di pubblicarli. In sintesi: in Italia c’è una normativa che prevede l’omissione dei nomi dei minori, delle vittime di violenze sessuali e anche di lorsignori con la toga, a meno che, ecco, siano al centro della cronaca e dell’attualità. Conosciamo un solo caso: quello di Ernesto Anastasio. Poveraccio anche lui.

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