Il mese di dicembre si è chiuso con un fabbisogno del settore statale stimato a 500 milioni di euro, in miglioramento sui 3,3 miliardi dello stesso mese del 2022. L’anno scorso, in base a questi dati preliminari, è previsto a circa 108,7 miliardi di euro, in aumento di oltre 41,6 miliardi sui 67 miliardi del 2022. Il dato non preoccupa il ministero dell’Economia, considerato che nella Nadef aveva anzi prudenzialmente fissato l’asticella un po’ più in alto. Il risultato è «in leggero miglioramento» rispetto alle stime contenute nella Nota di aggiornamento al Def, ha sottolineato Via XX Settembre. Nel documento il saldo del settore statale per 2023 veniva fissato al -5,6% del Pil, che corrisponde ad un fabbisogno di circa 114,8 miliardi. A contribuire positivamente sul fabbisogno negli ultimi mesi c’è stato anche il pagamento della terza del Pnrr, il cui effetto si è visto sul dato di ottobre. Basti ricordare che la stessa Nadef (relativa ai primi 8 mesi del 2023) metteva in evidenza il fabbisogno di 77 miliardi, in aumento di 43,3 miliardi sullo stesso periodo dell’anno precedente. A gravare sull’andamento dell’indicatore è sempre il Superbonus, principale preoccupazione del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che nella misura pentastellata vede una pesante ipoteca sui conti pubblici. La Nota di aggiornamento del Def rimarcava, infatti, che «tra i fattori che incidono negativamente sul fabbisogno» ha particolare rilevanza «l’elevato ammontare dei crediti d’imposta legati alle incentivazioni relative al settore edilizio». Non è un caso che le conferme di taglio del cuneo e della nuova Irpef dipendano dalla capacità di fermare l’emorragia del Superbonus.