Lo stallo, la paura e poi la liberazione di altri 20 ostaggi di Hamas. Decisiva la mediazione di Qatar ed Egitto

Scambio rinviato per ore. Poi liberati venti ostaggi

Il portavoce militare israeliano ha confermato il rilascio di un gruppo di ostaggi da parte di Hamas. “Sulla base delle informazioni ricevute dalla Croce Rossa – ha annunciato – gli ostaggi sono attualmente in viaggio verso il valico di Rafah nella Striscia di Gaza”. Hamas ha fatto sapere di aver consegnato 13 ostaggi israeliani e sette cittadini stranieri.

Dopo poco Israele ha iniziato a rilasciare 39 prigionieri palestinesi. Il portavoce del Qatar ha riferito che spera che “lo slancio delle ultime 48 ore consentirà di estendere il cessate il fuoco anche quando scadrà l’attuale accordo”.

Nel momento più alto della tensione di oggi Israele aveva lanciato un ultimatum: “Se il secondo gruppo di ostaggi non sarà liberato entro mezzanotte (le 23 italiane), ripartiranno le operazioni di terra nella Striscia di Gaza”.

“Hamas annuncia la sua risposta agli apprezzati sforzi egiziani compiuti durante la giornata per garantire la continuazione dell’accordo di tregua temporanea, dopo aver espresso l’impegno dell’occupazione a rispettare tutte le condizioni stipulate nell’accordo”. Lo scrive su X l’emittente statale egiziana Al Qahera. Anche il presidente Usa, Joe Biden, ha giocato un ruolo importante per lo sblocco dello stallo, parlando con l’emiro e il primo ministro del Qatar.

Chi sono i 13 ostaggi israeliani liberati

Come riporta il Jerusalem Post gli ostaggi liberati sono sette bambini e sei adulti, tra cui Emily Hand, nove anni, rapita dai terroristi durante il massacro del 7 ottobre e inizialmente ritenuta uccisa. Era stata portata via dai terroristi insieme alla sua amica Hila Rotem di 13 anni, anche lei liberata (sua madre, Raya Rotem, è ancora ostaggio). C’è poi Maya Regev, 21 anni, prelevata dal rave Nova insieme al fratello Itay. La mattina dell’aggressione il papà di Maya ha ricevuto una telefonata da lei che urlava “Papà mi sparano, sono morta”. Maya torna a casa senza il fratello diciottenne. Liberi anche Noam e Alma Or, fratello e sorella, di 17 e 13 anni. Il loro padre resta a Gaza. E ancora Shiri e Noga Weiss, madre e figlia, di 53 e 18 anni. E ancora, Sharon e Noam Avigdori, madre e figlia, 52 anni e 12 anni. Shoshan Haran, 67 anni, fondatrice della Ong Fair Planet, che aiuta a portare tecniche agricole e agricole innovative nelle parti meno sviluppate del mondo. Infine, Adi, Yahel e Neveh Shoham: Adi, 38 anni, suo figlio Naveh, 8, e sua sorella, Yahel di tre.

Le accuse e poi lo stallo

Era previsto per oggi il rilascio del secondo gruppo di ostaggi israeliani tenuti prigionieri nella Striscia di Gaza da sabato 7 ottobre, composto da 13 persone. Contemporaneamente sarebbero dovuti essere scarcerati 39 detenuti palestinesi dalle carceri israeliane. La procedura sarebbe dovuta iniziare alle 16.00 (le 15.00 italiane) ma, secondo quanto riferito da Hareetz, le autorità di Tel Aviv avevano chiesto la liberazione di un 14esimo ostaggio in cambio di altri tre prigionieri, portando il totale a 42. Hamas ha però rifiutato la proposta israeliana, sostenendo che essa non rispettava l’accordo raggiunto grazie alla mediazione del Qatar.

Attorno alle 17.00 locali (18.00 italiane), le Idf, i media israeliani e alcune testate internazionali hanno affermato che gli ostaggi erano stati consegnati alla Croce Rossa. Le brigate al-Qassam, però, hanno smentito la notizia, sottolineando che le 13 persone non verranno rilasciate finanto che Israele non rispetterà le condizioni dell’intesa. In particolare, il braccio armato di Hamas ha dichiarato che “abbiamo deciso di posticipare il rilascio del secondo gruppo dei rapiti fino a quando Israele non rispetterà i termini dell’accordo di rilascio del secondo gruppo di prigionieri palestinesi e di portare tutti i camion di aiuti umanitari previsti nel nord della Striscia di Gaza“. Una fonte politica israeliana ha negato che Tel Aviv abbia violato i termini dell’accordo.

I 13 ostaggi di questo secondo gruppo provengono tutti dal kibbutz Be’eri, uno dei centri abitati più colpiti durante dai terroristi di Hamas e situato a poco più di quattro chilometri dal confine con Gaza. Gli uomini dell’organizzazione palestinese hanno ucciso almeno 130 dei circa 1200 abitanti di questo insediamento, tra cui donne, bambini e neonati.

Nonostante le tensioni sempre presenti, esacerbate dai raid delle forze di sicurezza israeliane in Cisgiordania e dalle accuse mosse da Hamas su presunte violazioni del cessate il fuoco, la tregua tra le due parti sembra reggere. Il Qatar mantiene comunque un monitoraggio costante della situazione. Una delegazione di Doha, infatti, si è recata oggi a Tel Aviv, per assicurarsi che “l’accordo continui a progredire senza problemi”. Il capo del Servizio d’informazione statale egiziano Diaa Rashwan, inoltre, ha affermato che vi sono intensi contatti da tutte le parti per prolungare il cessate il fuoco di uno o due giorni e che vi sono “segnali positivi”. “Ciò significa il rilascio di più prigionieri a Gaza e di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane”, ha affermato il funzionario del Cairo. Hamas ha dichiarato di aver individuato altri 10-20 ostaggi che potrebbe rilasciare in aggiunta ai 50 previsti dall’accordo, in cambio di altre 24 o 48 ore di pausa dei combattimenti.

Una fonte di alto livello coinvolta direttamente nei negoziati ha smentito l’affermazione egiziana, definendo “ridicole” e “false” le notizie riguardanti una possibile estensione della tregua. Come riportato dal Times of Israel, il funzionario di Tel Aviv ha dichiarato che qualunque accordo per un prolungamento del cessate il fuoco temporaneo di quattro giorni non verrà finalizzato con più di un giorno o addirittura solo qualche ora di anticipo rispetto alla scadenza.

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