Dal tentato rapimento dell’hacker agli arresti: è guerra di spie Turchia e Israele

Dal tentato rapimento dell'hacker agli arresti: è guerra di spie Turchia e Israele

La procura di Istanbul ha emesso mandati di arresto nei confronti di 46 persone, accusate di lavorare per conto del Mossad. Secondo i media turchi, i sospettati conducevano missioni di ricognizione, pedinavano attivisti palestinesi e ne programmavano il rapimento. La polizia sta ancora cercando 13 soggetti, mentre 33 sono finiti in manette. Non è la prima volta che la città sul Bosforo diventa teatro della guerra occulta fra le spie di Tel Aviv e Ankara.

Di recente, le autorità turche hanno arrestato due persone accusate di voler realizzare il sequestro, sempre per contro del Mossad, dell’hacker palestinese Omar A. Non vi sono conferme del fatto che egli abbia avuto un ruolo negli attacchi del 7 ottobre, in particolare per quanto riguarda la disattivazione delle misure di sicurezza del “muro tecnologico” israeliano attorno alla Striscia, ma il giovane figura già da tempo nella lista dei ricercati dei servizi segreti ebraici. Laureato all’Università di Gaza, è ritenuto responsabile dell’attacco informatico che ha messo fuori uso il sistema di difesa antiaerea Iron Dome nel 2015 e nel 2016, azioni di disturbo che permisero alle brigate al-Qassam di Hamas di attaccare Israele.

L’hacker era stato approcciato a novembre da due uomini, identificati come Nikola Radonjic e Osama Foad Hijazi, che lo hanno attirato con una finta offerta di lavoro. Pare che i due avessero pianificato di incontrare Omar A. e che una squadra di tre uomini del Mossad fosse pronta a rapirlo e a portarlo in Israele. Il giovane palestinese è stato però avvisato per tempo del pericolo dai servizi segreti turchi (Mit), che hanno fatto arrestare i due uomini. Omar era sfuggito ad un primo tentativo di cattura già nel 2019, a seguito del quale si era trasferito a Istanbul. Nel 2021, era stato contattato da un altro agente del Mossad, che si era spacciato per un manager della società francese Think Hire di nome Raed Ghazal, e gli aveva offerto un lavoro. Il giovane palestinese aveva accettato, ma per precauzione aveva sempre rifiutato di incontrare l’uomo di persona, possibilmente salvandosi da un altro possibile rapimento.

Vista la retorica aggressiva adottata dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan nei confronti di Israele, si può ipotizzare che nei prossimi mesi si assisterà ad altre mosse delle autorità turche contro soggetti legati allo Stato ebraico. Da parte sua, Tel Aviv potrebbe adottare misure simili, forse arrivando anche a interrompere i legami diplomatici con il Paese che, per il momento e nonostante le tensioni, vengono mantenuti.

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