Airbnb trattiene in automatico le tasse

Airbnb trattiene in automatico le tasse

Airbnb comincerà da quest’anno a trattenere dai compensi degli host la ritenuta fiscale del 21% della cedolare secca per locazioni brevi. Da ieri, infatti, l’aliquota sale al 26% dal secondo immobile di proprietà concesso in affitto per periodi inferiori a 30 giorni con obbligo di indicare all’Agenzia delle Entrate su quale casa applicare il prelievo del 21 per cento.

È stata la stessa Airbnb a comunicare ieri agli utenti che affittano tramite la sua piattaforma la possibilità di utilizzare il sito come sostituto d’imposta, così come previsto dalla normativa. «La legge italiana si legge nella mail impone a Airbnb di applicare una ritenuta fiscale del 21% sui guadagni degli host non professionali derivanti da locazioni brevi (fino a 30 notti)». Gli host non professionali, ha ricordato il colosso del web, comprendono coloro che non hanno partita Iva e che concedono in locazione meno di 5 alloggi. Airbnb, pertanto, ha invitato la clientela a decidere se far applicare la ritenuta del 21% al portale o meno, in caso di attività professionale. La scelta dovrà essere effettuata entro il 14 gennaio. Chi non sceglierà un’opzione si vedrà automaticamente applicata la trattenuta.

La piattaforma si è così adeguata alla norma sulla cedolare secca introdotta nel 2017 contro cui aveva presentato ricorso in sede italiana ed europea, soccombendo in tutti i giudizi. ]Nello scorso autunno la procura di Milano, a seguito delle indagini della Guardia di Finanza, ordinò il sequestro preventivo di 779 milioni di euro relativi agli importi non versati tra il 2017 e il 2021 (stimati in 3,7 miliardi di euro). Successivamente è giunto l’accordo con l’Agenzia delle Entrate con il quale sono stati versati all’erario 576 milioni. In particolare, le imposte al netto di interessi e sanzioni sono state ricalcolate in 353 milioni, mentre le sanzioni amministrative sono ammontate a 174 milioni e gli interessi a 49 milioni di euro.

L’intesa, tuttavia, non copre il 2022 e il 2023. Per il 2022 Airbnb ha invitato i contribuenti a servirsi del ravvedimento operoso dichiarando gli introiti per cui non sono state versate le imposte entro il 28 febbraio. Per il 2023 i contribuenti, invece, dovranno dichiarare i compensi nella propria dichiarazione dei redditi.

L’anno appena iniziato segnerà una svolta per le locazioni brevi. Una nuova direttiva europea regolamenterà il mercato, imponendo maggiore trasparenza e responsabilità delle piattaforme come Airbnb, ma anche Expedia e Booking. Queste ultime dovranno comunicare i dati relativi agli affitti turistici, come il numero di ospiti, la durata del soggiorno, gli introiti e le tasse riscosse. In questo modo, le autorità potranno verificare il rispetto delle normative fiscali e urbanistiche. Un altro requisito, che dovranno soddisfare i proprietari di immobili destinati alle locazioni brevi, è il rispetto dei limiti di giorni annui fissati dagli enti locali, in base alle necessità e alle peculiarità di ciascun territorio. Le piattaforme saranno soggette a sanzioni in caso di violazioni delle regole, dal blocco temporaneo o definitivo dell’attività a una multa che potrà raggiungere il 10% del fatturato annuo.

L’Italia si è portata avanti nell’attuazione di queste norme con l’introduzione del Cin (Codice identificativo nazionale) prevista dal dl Anticipi. Il codice sarà rilasciato dal ministero del Turismo. Per ottenerlo gli host privati dovranno fornire i dati catastali dell’immobile, mentre chi svolge attività imprenditoriale dovrà garantire anche la sicurezza degli impianti.

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