Gaza, l’Idf “lascia” il Nord. Si infiamma il Mar Rosso

Gaza, l'Idf "lascia" il Nord. Si infiamma il Mar Rosso

Nuovo anno, vecchia guerra. Il conflitto a Gaza andrà avanti per tutto il 2024. «I combattimenti saranno prolungati» e «continueranno per il resto dell’anno», annuncia il portavoce dell’esercito, Daniel Hagari, nel messaggio di Capodanno, confermando i piani a lungo termine di Israele nel conflitto per sradicare Hamas dalla Striscia di Gaza. Mentre una delegazione del gruppo terroristico e una delegazione di Israele sono al Cairo, in Egitto, per la complicata trattativa sulla tregua e la liberazione degli ostaggi, le Forze armate d’Israele annunciano che i preparativi per un conflitto a lungo termine prevedono di dare respiro a una parte dei 300mila riservisti, a cui sarà concessa una pausa dalla guerra. «Alcuni torneranno alle loro famiglie e al lavoro. Ciò comporterà un notevole sollievo per l’economia e consentirà ai riservisti di acquisire forza per le operazioni dell’anno prossimo, quando i combattimenti continueranno e avremo bisogno di loro», ha spiegato Hagari, consapevole delle conseguenze economiche del conflitto, che cominciano a mordere sui mercati e sull’economia reale. In Israele, le spese per la Difesa aumenteranno di 30 miliardi nel 2024 e la previsione del ministero delle Finanze è di un costo di 13.8 miliardi di dollari per il conflitto nel nuovo anno, sempre che i combattimenti ad alta intensità si fermino nei primi tre mesi del 2024.

«Se la guerra non finisce, non libereremo gli ostaggi» minaccia Hamas, che dopo 1200 israeliani uccisi il 7 ottobre, tre mesi di battaglia e oltre 170 soldati israeliani morti, ha lanciato altri 27 razzi su Israele allo scoccare del nuovo anno. Il conflitto prosegue ed entra in una nuova fase. È iniziata ieri l’uscita graduale dei soldati israeliani dal nord della Striscia. È il primo ritiro significativo delle truppe da inizio conflitto, mentre nel sud si intensificano invece i combattimenti. Il ridispiegamento prevede il ritorno in Israele di cinque brigate (fra cui due di riservisti) già in settimana, mentre la battaglia si fa più dura nel sud, a Khan Yunis, Deir el-Balah e a Bani Suheila. In un attacco aereo nel centro della Striscia è stato ucciso Adil Mismah, il comandante della compagnia Nukhba di Deir al-Balah, responsabile dell’attacco al kibbutz Kissufim del 7 ottobre. A Rafah, confine con l’Egitto, la popolazione teme l’ingresso di forze di terra israeliane, dopo le proposte del premier Benjamin Netanyahu di creare zone cuscinetto, riprendere il controllo del corridoio di Filadelfia e del lato palestinese del valico. «Una chiara prova della decisione di ristabilire un’occupazione completa», critica l’Anp.

Alle preoccupazioni sul futuro della Striscia, dove Hamas conta quasi 22mila morti, si aggiunge lo spauracchio di un allargamento del conflitto, a causa degli attacchi di Hezbollah al confine con il Libano (5 riservisti feriti ieri) e del ribollire delle tensioni nel Mar Rosso. Gli Stati Uniti dicono di non cercare lo scontro con gli Houthi, gli islamisti dello Yemen alleati dell’Iran. Ma il 31 dicembre, in risposta al fuoco dei miliziani, hanno affondato tre imbarcazioni, uccidendo gli equipaggi. La Gran Bretagna, che con l’Italia fa parte delle 10 nazioni della coalizione internazionale creata da Washington per proteggere il traffico in quelle acque, si dice pronta a intraprendere un’azione diretta contro i ribelli yemeniti. L’Iran ha risposto invece agli Usa inviando la nave da guerra Alborz e incontrando il portavoce degli Houthi, artefici di una ventina di attacchi sulla rotta del Mar Rosso. Secondo il Nyt, un piano statunitense per colpire basi missilistiche e droni nello Yemen è pronto, ma resta per ora stand-by. Sarebbe benzina sul fuoco.

Leave a comment

Your email address will not be published.