Per tutto il 2024 la Cina potrebbe mantenere le sue navi nei pressi delle Isole Senkaku. È questo l’ultimo allarme lanciato dal Giappone in merito alle isole contese, incastonate nelle acque del Mar Cinese Meridionale, tecnicamente controllate da Tokyo (fanno parte della prefettura di Okinawa) ma reclamate dalla Repubblica Popolare Cinese e persino dalla Repubblica di Cina, e cioè Taiwan. Il leader cinese Xi Jinping avrebbe chiesto di rafforzare la rivendicazione di Pechino sugli isolotti e, di conseguenza, il Dragone sarebbe pronto ad effettuare una sorta di pattugliamento perenne nell’area. Con il rischio che una mossa del genere possa generare un incidente dato il probabile innalzamento della tensione tra Pechino e Tokyo.
Le rivendicazioni della Cina sulle Senkaku
Il Japan Times ha scritto nel dettaglio della presunta manovra cinese citando fonti anonime vicine al dossier. Pare che lo scorso 29 novembre, durante una rara visita di Xi all’ufficio di comando per l’area del Mar Cinese Orientale della Guardia Costiera cinese a Shanghai, il presidente abbia sottolineato la necessità che la Cina “incrementi costantemente” i propri sforzi per salvaguardare la sovranità delle isole, le stesse che la Cina chiama Diaoyu. Lo stesso Xi, che è anche a capo della Commissione militare centrale, avrebbe rilasciato alcune dichiarazioni emblematiche: “Possiamo solo andare avanti, non indietro. Non lasceremo mai che venga preso nemmeno 1 millimetro del nostro territorio“.
La guardia costiera ha successivamente elaborato un piano per mantenere la presenza delle sue navi vicino agli isolotti ogni giorno del 2024 e per condurre ispezioni dei pescherecci giapponesi nella zona, se necessario, al fine di rafforzare la rivendicazione di sovranità di Pechino sulle Senkaku/Daiooyu.
Secondo le autorità nipponiche, al 14 dicembre il numero annuale di giorni in cui le navi cinesi sono state avvistate dal Giappone vicino alle Senkaku ha superato il precedente record di 336 segnalato nel 2022. Le istruzioni di Xi sono arrivate nonostante il primo ministro giapponese Fumio Kishida abbia di recente ribadito “serie preoccupazioni” riguardo alla situazione che circonda le isole Senkaku in un vertice con il leader cinese a San Francisco risalente allo scorso novembre.
Rischio escalation
Dopo la visita di Xi, il direttore generale della Guardia costiera cinese, Yu Zhong, avrebbe tenuto un incontro presso l’ufficio di comando e ha deciso di inviare costantemente le sue navi nelle acque vicino alle Senkaku, così da consentire a più navi della marina cinese di navigare tra le isole Yonaguni e Iriomote, nella prefettura di Okinawa. Per la cronaca, Yonaguni è l’isola più occidentale del Giappone. Ha una popolazione di circa 1.600 abitanti e si trova a 111 chilometri da Taiwan, l’isola rivendicata da Xi nel discorso di fine anno.
La disputa sulle Senkaku è stata a lungo termine fonte di attrito tra i due vicini asiatici. Da quando il Giappone ha portato gli isolotti sotto il controllo statale, nel settembre 2012, le navi della Guardia costiera cinese si sono ripetutamente introdotte nelle acque giapponesi vicino agli isolotti contesi.
Okinawa, intanto, si trova più o meno a metà strada tra la Cina e il Giappone. Non dista troppo dalla penisola coreana e, aspetto rilevante, è a poco più di un’ora di volo da Taiwan. Significa che l’isola potrebbe fungere da hub militare degli Stati Uniti, sia nel caso di un futuro conflitto con Pechino che per la difesa di Taiwan. Washington ha infatti una solida presenza a Okinawa, visto che le sue dozzine di basi qui disposte le consentono di semplificare eventuali operazioni terrestri, marittime e aeree nell’intera regione. Gli Usa possono contare sulle basi aeree di Kadena e Futenma, tra le più importanti di tutto il Giappone, oltre che su svariate strutture operative destinate all’esercito, alla marina e ai Marines.