E se a fermare l’esercito di Putin non fossero i droni ucraini ma delle semplici uova? Questa teoria all’apparenza incredibile starebbe guadagnando terreno nonostante le recenti notizie di un’economia russa uscita vittoriosa dal boicottaggio occidentale. Infatti, l’inflazione galoppante scatenatasi dopo l’aggressione di Mosca contro Kiev nel febbraio 2022, oltre che nei Paesi occidentali sta mordendo anche in Russia e secondo le stime dovrebbe aver raggiunto a fine 2023 la soglia dell’8%. In particolare, in base ai dati rilasciati dall’ufficio di statistica Rosstat nel mese di novembre i prezzi delle uova, uno dei beni primari per eccellenza, avrebbero subito un aumento del 40,29% su base annuale. A causare l’impennata dei prezzi al consumo sarebbe stato l’incremento dei costi del mangime per il pollame e per i prodotti veterinari a loro volta dovuti all’entrata in vigore delle sanzioni stabilite dalla coalizione occidentale contro la Federazione russa.
In una mossa inusuale durante la conferenza stampa di fine anno il presidente Vladimir Putin ha offerto le sue scuse ai concittadini per le importazioni insufficienti a coprire il fabbisogno nazionale. “Mi dispiace per questo problema e chiedo scusa ma questo è un fallimento del governo. Prometto che la situazione verrà sistemata a breve” ha dichiarato lo zar a metà dicembre. Pur avendo promesso un intervento fulmineo dello Stato, i prezzi delle uova in Russia nella settimana tra il 19 e il 25 dicembre sono aumenti ulteriormente anche se l’incremento è stato inferiore rispetto a quanto registrato nel periodo precedente.
Alla vigilia dell’intervento di Putin il ministro dell’Economia russo aveva già preso l’iniziativa dichiarando l’esenzione da alcune tasse per i primi sei mesi del 2024 per le importazioni “da Paesi amici” di oltre un miliardo e 200mila uova. Gli effetti delle misure approvate per calmierare il costo per i consumatori devono comunque ancora produrre i loro effetti. Nel frattempo diverse testimonianze affidate ai media mostrano un certo malcontento tra la popolazione che spesso non trova uova nei supermercati e che deve fare i conti con un potere d’acquisto ridotto per l’alto livello di inflazione generale.
In alcune zone del Paese si sono viste scene di gente in fila al freddo per accaparrarsi beni a prezzi scontati nelle fiere agricole in una riedizione di quanto avveniva al tempo dell’Unione Sovietica. “Sono inorridita. Ciò che sta accadendo ai prezzi è un incubo e non solo per le uova ma per tutto” racconta ai giornalisti dell’Afp Yelizaveta Shalayevskaya, una pensionata ultrasettantenne di Mosca mentre Ilya Zarubin, un giovane studente afferma che in passato comprava “uova a 70 rubli e adesso ne spendo 130-140″.
Le autorità locali hanno poi aperto alcune inchieste a carico dei produttori avicoli per sospette truffe sui prezzi. A segnalare la tensione che serpeggia in Russia è arrivata la notizia del tentato omicidio di Gennady Shiryaev, un importante imprenditore del settore, il quale il 27 dicembre, due giorni dopo l’apertura di un’inchiesta della polizia su di lui, sarebbe sfuggito all’agguato da parte di un uomo armato a poca distanza dalla sua azienda nella regione centrale di Voronezh. Il canale Telegram del sito di informazione Mash ha reso noto che l’attacco sarebbe stato compiuto da “uomini del posto arrabbiati per l’aumento dei prezzi” dei suoi prodotti.
E mentre come riporta il Telegraph i russi quest’anno si regalano uova a vicenda per Natale, Putin a tre mesi dalle elezioni presidenziali è ben consapevole che oltre all’andamento dei combattimenti sul fronte dovrà monitorare strettamente anche quello dei prezzi. Di questi tempi, insomma, lo zar potrebbe ritrovarsi a temere di più un semplice uovo che un missile ucraino.