Il pagellone di San Silvestro: rinascite, compitini e la grande tristezza

Il pagellone di San Silvestro: rinascite, compitini e la grande tristezza

Ultimo dell’anno, tempo di bilanci e, a quanto pare, di una Serie A che anticipa le gare per consentire a tutti di godersi il cenone senza preoccupazioni. Com’è andata questa 18a giornata del massimo campionato italiano? Dal solito corto muso” della Juve ad un Inter con le batterie a terra, da un Milan incostante alla rinascita di Lazio ed Udinese non mancano certo gli argomenti per discutere con gli amici tra un bicchiere di spumante e l’altro. Come l’abbiamo vista noi ve lo proponiamo nel solito pagellone aggiungendo gli auguri di rito, sperando che il 2024 sia migliore dell’anno che stiamo per salutare senza troppi rimpianti.

Castellanos-Isaksen e Sarri ride (8)

Alle volte mi sorge il sospetto che certe partite la Lazio le faccia semplicemente per far passare un pomeriggio da pazzi ai propri fedelissimi. La prova messa dall’undici di Sarri all’Olimpico è semplicemente insensata, tanto da far vivere agli appassionati delle Aquile montagne russe emotive. Non invidio i colleghi che hanno avuto il compito di fare le pagelle per Lazio-Frosinone, perché i biancocelesti sono sembrati semplicemente un’altra squadra. Tanto impalpabili, quasi annoiati erano nel primo tempo, tanto esplosivi, cattivi e determinati sono stati nei secondi 45 minuti. Sarri ci ha messo del suo in entrambi i casi: discutibile la scelta dei titolari, azzeccatissime le sostituzioni che hanno schiantato i frusinati nella ripresa.

Castellanos gol Lazio Frosinone

L’immagine di questa gara da pazzi è la prestazione di Valentin Castellanos: un talento dal quale ti aspetti sempre grandi cose sembra un fantasma nel primo tempo per poi accendersi di colpo e dare la spallata decisiva. Oltre al gol e all’assist in due minuti due, sembra una furia, trascinando i padroni di casa di peso alla vittoria. Se l’argentino trovasse un minimo di continuità, diventerebbe un grattacapo non da poco per le difese avversarie. Prima del forcing finale della Lazio, a tenere su la baracca ci aveva pensato Zaccagni, i cui strappi sono sempre difficili da contenere ma una menzione più che onorevole va a Gustav Isaksen, che potrebbe essere pronto a rispettare le alte aspettative con le quali era arrivato nella capitale. La cosa interessante è che il 22enne danese s’intende a meraviglia con Castellanos, il che offrirebbe a Sarri un’ottima opzione in avanti. Vedremo ad Udine quale Lazio si presenterà.

Meno male che Dusan c’è (7)

Per l’ultimo sforzo dell’anno solare, la Vecchia Signora ospitava allo Stadium una Roma che sembrava rinata ed in grado di dire la sua nella corsa all’Europa che conta. Visto che il tempo dei miracoli di Natale è passato, ben pochi si aspettavano di trovare un undici scintillante, che gioca il calcio spettacolo che i tifosi bianconeri pretendono ma quella che si è vista in campo sabato sera è forse l’espressione massima del football secondo Max Allegri. Alla gente che piace fa abbastanza schifo ma quando schieri una difesa granitica che ricorda quella dei tempi migliori, in grado di frustrare ogni tentativo degli avversari, solitamente le cose finiscono bene.

Vlahovic rovesciata Juventus Roma

Per concretizzare il tutto servono però anche gli attaccanti e, per fortuna del tecnico livornese, il gol di Frosinone ha avuto l’effetto di un cordiale su Dusan Vlahovic. Già dai primi minuti si capisce che il serbo ha una gran voglia di tornare a festeggiare; te lo ritrovi ovunque, dal centrocampo all’area, senza però mai trovare la zampata vincente. La genialata che vale il prezzo del biglietto la mette nella ripresa, quando il suo tacchetto maligno mette uno dei pretoriani di Allegri, Adrien Rabiot, a tu per tu con Rui Patricio. Aggiungi poi qualche lampo di Chiesa e il solito Locatelli a mettere ordine sulla mediana e il risultato è in cassaforte. La Juve fa sul serio: l’Inter è avvertita.

Udinese, chi non muore si rivede (7)

Se c’era un risultato sul quale quasi tutti avrebbero scommesso è quello della gara dell’ex Friuli, che vedeva di fronte una frustrante Udinese ed il lanciatissimo Bologna di Thiago Motta. I bianconeri erano reduci da una serie di pareggi che avevano gettato nella disperazione i tifosi di Udine e dintorni, sembrando del tutto incapaci di portare a casa i tre punti. Ti aspetteresti che i felsinei asfaltino l’undici di Cioffi ma le cose non vanno affatto così. Il tecnico friulano impone ai suoi un atteggiamento diverso, pressando alto e spingendo i centrocampisti nell’area del Bologna, cosa che fa andare in tilt la macchina rossoblu. Nonostante dovesse fare a meno di Samardzic, uno che sulla carta è tra i più talentuosi, l’Udinese segna, convince e strappa applausi a scena aperta al suo pubblico.

Pereyra gol Udinese Bologna

Chi sono i protagonisti di questo piccolo miracolo di fine d’anno? Sicuramente Payero, che mette una prova quasi perfetta: non solo è preciso in fase d’interdizione ma mette pure parecchia qualità nelle sue giocate. Se poi ci mettete anche il gol, sfiora quasi la perfezione. A brillare, però, è anche il resto del reparto, da quel Kamara che prima annulla Saelemakers, poi Orsolini e si fa pure diverse sgroppate sulla fascia a Pereyra che, dopo aver fatto impazzire la difesa del Bologna, segna pure il gol che è l’inizio della festa friulana. Aggiungi pure il gol di Lucca, che nonostante qualche anno complicato in area di rigore può sempre dire la sua, e la giornata perfetta dell’Udinese è completa. Basterà per cambiare verso ad una stagione che, almeno finora, non ha riservato che delusioni ai tifosi friulani? Lo scopriremo presto: sabato alle 15 ad Udine arriva la Lazio.

Empoli, un pareggio bugiardo (7)

Dopo una serie di risultati negativi, traversare il Tirreno per affrontare una squadra mai banale come il Cagliari di Ranieri non è certo il miglior modo di finire l’anno. L’Empoli di Andreazzoli si presenta all’Unipol Domus e riesce, in qualche modo, a portare a casa un punticino che, alla lunga, potrebbe fare la differenza nella corsa salvezza. Intendiamoci, non è che i toscani abbiano fatto vedere un gran calcio. Tutt’altro. Basta scorrere l’elenco dei giocatori per rendersi conto che le sufficienze sono decisamente poche. Tutti i ruoli chiave, a parte la difesa, hanno vissuto una giornata sottotono, a partire da Youssef Maleh, che un arbitro meno magnanimo di Maresca avrebbe mandato sotto la doccia in anticipo. Aggiungi le gare anonime di Maldini, Gyasi e Caputo e la ricetta per un disastro sembra completa.

Caprile Pavoletti Cagliari Genoa

Il merito del pareggio che vale una boccata d’ossigeno per Andreazzoli è tutto del portiere Elia Caprile, che è riuscito a trasformare una papera clamorosa in una gara davvero memorabile. Invece di deprimersi per l’uscita disastrosa che ha trasformato una punizione innocua di Viola in un gol tafazziano, il numero uno toscano ha usato questa botta d’adrenalina per mettere una prestazione maiuscola. Se il rigore dell’avanti calabrese non era perfetto, la parata di Caprile non è per niente facile, per non parlare dell’intervento sul tiro a botta sicura di Petagna nel recupero che tiene a galla la barca empolese. Andreazzoli può quindi brindare all’anno nuovo col sorriso? Non credo proprio. Quando l’unico che si salva nel tuo attacco è Cambiaghi, che si sbatte come pochi ma non va oltre ad un tiro controllato facilmente da Scuffet, c’è poco da ridere. Per salvarsi servirà un cambio di marcia immediato.

Lookman ricarica la Dea (7)

Ogni volta che l’Atalanta non riesce a mettere in fila una serie di risultati positivi, molti sono pronti a parlare di fine del ciclo di Gasperini e del ritorno alla normalità della provinciale più terribile degli ultimi 30 anni. Basta aspettare qualche giorno e la Dea ritroverà la forma perduta, portando a casa una vittoria importante contro una squadra mai semplice da affrontare. Non è certo l’Atalanta che aveva stupito il mondo del calcio qualche tempo fa ma, comunque, le cose stanno migliorando parecchio in quel di Zingonia. Nonostante la rinuncia forzata ad un titolarissimo come Scalvini, l’undici di Gasperini è apparso determinato come pochi, spingendo fino alla fine per portare a casa i tre punti che, considerati i passi falsi di diverse rivali dirette all’Europa, contano ancora di più.

Lookman gol Atalanta Lecce

Chi sono stati i protagonisti dell’ennesima rinascita della Dea? Fin troppo facile concentrarsi su Ademola Lookman, che oltre a decidere la gara con un rasoterra millimetrico, ha fatto impazzire per tutta la partita la difesa del Lecce. L’anglo-nigeriano si guadagnerà sicuramente le copertine ma non è da sottovalutare il contributo di altri due pezzi chiave dell’Atalanta come Ruggeri e Kolasinac. L’azzurro è stato determinante nel primo tempo negando il gol ad Oudin che avrebbe potuto cambiare il senso della partita ed ha scavato il solito solco sulla fascia sinistra, infaticabile come pochi. Il bosniaco di Karlsruhe, invece, sembrava spuntare ovunque, dalla difesa alle proiezioni offensive in collaborazione con Zappacosta. Non tutto è ancora risolto ma questa Atalanta potrebbe riservare parecchie sorprese a molte grandi. Estote parati.

Capitan America salva Pioli? (6,5)

Trovarsi di fronte una squadra un po’ lunatica come il Sassuolo non è il massimo per chi, almeno a sentire gli esperti, sarebbe arrivato all’ultima spiaggia coi rossoneri. Quel Milan stanco, appannato visto con la Salernitana non è stato rigenerato come per miracolo dalle abbuffate natalizie ma, almeno, ha ritrovato alcuni protagonisti annunciati. Se le prime pagine se le prenderà come al solito l’autore del gol, la chiave di questi tre punti salvifici per il tecnico emiliano è il rientro di Ismael Bennacer. L’algerino sembra tornato quello dello scudetto, a conferma di come per rendere al massimo abbia bisogno di star bene fisicamente: i duelli a centrocampo li vince quasi tutti e fornisce pure l’assist che vale la vittoria. Vederlo partire per la Coppa d’Africa è una vera e propria iattura per il Milan.

Pulisic gol Milan Sassuolo

Cosa dire poi dell’uomo partita, quel Christian Pulisic che sta diventando croce e delizia per gli appassionati del Diavolo? Non è che abbia fatto un partitone, è lento, alle volte svagato, irritante nei suoi leziosismi. Eppure quando serve c’è sempre e, spesso e volentieri, non sbaglia. La cosa che dovrebbe far sorridere Pioli è come, una volta segnato, sembri un altro, trascinando l’intero reparto in un finale non semplice. Tutto bene, quindi? Insomma. Leao sta regredendo partita dopo partita, un’involuzione inspiegabile proprio nell’anno che ne avrebbe dovuto segnare la consacrazione. I fischi saranno pure “dovuti all’amore”, come ha detto Pioli, ma se li è meritati. E senza un Leao in forma, il cammino del Milan non potrà che complicarsi parecchio.

Ranieri fa sognare Firenze (6,5)

Basta davvero un solo colpo di testa per convincere un’intera città che, almeno stavolta, credere che l’impresa sia davvero alla portata della Viola? Decisamente sì, almeno a sentire le reazioni dei tifosi della Fiorentina dopo l’1-0 messo contro un buon Torino. La cosa che all’ombra del Duomo fa sperare davvero tutti è come l’undici di Italiano sia riuscito a spuntarla anche dopo un primo tempo da dimenticare, dove per evitare il tracollo sono serviti due interventi miracolosi del solito Terracciano. Ancora più benaugurante il fatto che a consegnare i tre punti ai padroni di casa siano due difensori che nel primo tempo avevano dovuto fare gli straordinari per limitare Lazaro e Zapata. Le copertine andranno a Ranieri, il cui gol vale ai viola il quarto posto in classifica, ma il contributo di Kayode non va affatto sottovalutato.

Ranieri gol Fiorentina Torino

Una domanda, però, sorge spontanea: questo entusiasmo non è un po’ prematuro? La gara messa al Franchi dai toscani, infatti, non è stata certo priva di ombre, anche piuttosto preoccupanti. Se Milenkovic riesce a prendere le misure di Zapata, il faro del centrocampo toscano Arthur sembra giocare col freno a mano tirato. Per non parlare di Ikoné, che gira a vuoto per ampi tratti e spreca malamente l’unica palla gol capitata alla Viola nel primo tempo. Per un Bonaventura che riesce a rifarsi nel secondo tempo, c’è il solito problema della punta: stavolta è Lucas Beltran ad uscire con le ossa rotte dal confronto con Buongiorno e tocca ad Nzola trascinare i padroni di casa alla vittoria. Non è la vittoria cristallina che i fedelissimi della Fiesole aspettavano in gloria ma Italiano ha dimostrato di poter cambiare l’inerzia di una gara nata malissimo in corsa. Di solito vittorie del genere arrivano nelle stagioni “giuste”. Liberissimi di iniziare a fare gli scongiuri: visti i precedenti, a Firenze non mi sorprende più niente.

Roma, il compitino non basta (5)

La missione di fronte alla Roma non sembrava impossibile: capitalizzare al meglio la vittoria contro il Napoli e riproporsi come candidata alla Champions. José Mourinho aveva poi ritrovato anche il suo talismano, quel Paulo Dybala che sembra l’unico in grado di dare la scossa all’attacco giallorosso. Già qualche minuto dopo il calcio d’inizio ti rendi conto che le cose non andranno secondo i piani. Dalla cintola in giù, nonostante una prova non perfetta di Llorente, la Roma c’è eccome, a partire dall’eroico N’Dicka ma basta arrivare a centrocampo per cadere nel nulla cosmico. Né Bove né Zalewski sono capaci delle solite proiezioni offensive, per non parlare poi degli attaccanti veri e propri, ampiamente sotto la sufficienza.

Dybala Juventus Roma

Si salva qualcuno? La Joya, ovviamente. Anche quando non è al massimo, l’argentino è sempre in grado di trovare giocate illuminanti, che però vengono regolarmente sprecate dai compagni di reparto. Il tiro d’esterno azzardato alla mezz’ora è roba da leccarsi i baffi ma non ci si può sfamare solo col prosciutto. A tradirlo, prima di tutto, è il suo sodale Romelu Lukaku: con un Bremer che lo marca stile Gentile con Maradona è l’ombra del giocatore devastante visto con la maglia dell’Inter. Neanche l’inserimento di Pellegrini ed El Shaarawy, tenuti forse troppo a lungo in panchina, riesce a rianimare un attacco che più depresso non si può. Il potenziale c’è, ma senza cambiamenti seri, questa Roma rischia di buttare via l’ennesima stagione.

Sommer e Thuram, non ci siamo (5)

Visto gli scricchiolii avvertiti nelle ultime settimane, il passo falso della capolista al Ferraris contro una squadra in salute che gioca un ottimo calcio come il Genoa non avrebbe dovuto sorprendere nessuno. Invece, dopo l’1-1 a Marassi, buona parte della tifoseria nerazzurra sembra avere un diavolo per capello. Il fatto più grave è che questo pareggio fuori casa arrivi proprio dopo l’inusitata eliminazione in Coppa Italia contro il Bologna: considerando anche il pari con la Real Sociedad che è costata la testa del girone di Champions, solo due vittorie in cinque partite. Non il massimo per quella che ci piaceva definire un Inter schiacciasassi. Forse troppo facile pensare che il pari col Genoa sia frutto solo dell’assenza del talismano Lautaro Martinez: le cose sono un attimo più complicate.

Dragusin gol Genoa Inter

Il pari che ha consentito alla Juventus si riportarsi a distanza di tiro è frutto principalmente di una giornata storta da parte di un paio di protagonisti ma anche di una prestazione sottotono del punto di forza della Beneamata, la mediana di centrocampo. Quando Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan non tirano la carretta per tutti, gli ingranaggi della macchina nerazzurra girano al rallentatore. Inutile negarsi, però, che il risultato è arrivato grazie alla giornata da dimenticare del solidissimo Yann Sommer e alla gara inqualificabile di Marcus Thuram, che non sembrava imbroccarne una che sia una. Con Lautaro è tutto più facile, certo, ma non è che Marko Arnautovic non abbia fatto il suo. L’avanti austriaco fornisce assist in quantità e poi trova anche il gol, tornando quello di una volta. I problemi stanno altrove e bisognerà trovarli in fretta. La Juve non scherza manco per niente.

Napoli, la grande tristezza (4)

Possibile che pareggiare contro una squadra che, senza troppa enfasi, sta facendo comunque un onestissimo campionato sia abbastanza per gettare nella disperazione un’intera città? A giudicare dalla reazione allo 0-0 messo dal Napoli contro il Monza, non solo è possibile ma è quasi inevitabile. Ritornare sulla terra dopo l’overdose di entusiasmo dovuta alla cavalcata del terzo titolo non sarebbe mai stato semplice ma i partenopei stanno facendo di tutto per rendere il processo più doloroso e complicato. D’accordo che mancava Osimhen, conditio sine qua non di ogni successo all’ombra del Vesuvio, ma quando il migliore in campo per distacco è il tuo portiere qualche domanda, forse, faresti bene a fartela. I miracoli di Meret su Birindelli e Pessina evitano l’ennesima sconfitta pesante ma non salvano certo il Napoli da una mezza figuraccia. Magari è ingeneroso ma dire che forse solo il portiere azzurro si salva non è molto lontano dalla realtà vista al Maradona.

Kvaratskhelia Napoli Monza

Pur senza combinare disastri, dalla cintola in su praticamente non si salva nessuno, il che spiega perché Mazzarri finisca il 2023 rimediando un rosso. Zielinski sembra quasi sotto choc, Gaetano ne prende il posto e si divora l’ultima palla gol, Zerbin non va oltre a qualche sgommata ma è poco preciso nella ripresa e Lindstrom non riesce ad incidere nel finale. Le responsabilità maggiori, però, sono sulle spalle di Raspadori e Kvaratskhelia, che dimostrano ampiamente quanto debbano ancora lavorare per arrivare al top del calcio europeo. Tanto indolente sembra l’azzurro, quanto imballato nei momenti decisivi il georgiano. Metterne in discussione il talento sarebbe stupido ma fare magie a centrocampo non serve a niente. Il problema è che quando il Napoli non gira, Kvaradona è costretto a sprecare energie in copertura, mancando poi di lucidità davanti alla porta. La speranza è che Mazzarri trovi la quadra e riesca a spazzare via la grande tristezza che sta avvolgendo Napoli e tutti i tifosi partenopei.

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