La strana morte del deputato putiniano allunga la black-list dei politici “eliminati”

La strana morte del deputato putiniano allunga la black-list dei politici "eliminati"

Il 2023 si chiude con l’ultima morte sospetta, la 16esima, di quella che è stata l’ecatombe dei manager e politici russi, scomparsi in circostanze spesso mai del tutto chiarite. Vladimir Egorov, avvocato 47enne e deputato del partito Russia Unita (lo stesso di Putin) è stato trovato morto mercoledì pomeriggio nel cortile di casa a Tobolsk, in Siberia. Gli investigatori riferiscono di «caduta accidentale», ma sui social qualcuno ha avanzato l’ipotesi che sia stato spinto, mentre il quotidiano Ria Novosti sussurra di «indagini in corso».

Nel 2016 Egorov, che lascia la moglie e due figli, era finito al centro di un’inchiesta giudiziaria per una serie di mazzette che avrebbe percepito da alcuni commercianti della città, offrendo in cambio l’utilizzo del suolo pubblico a titolo gratuito, ma sarebbe scampato alla condanna grazie ad aiuti dall’alto. Pur facendo parte di Russia Unita, ed essendo ai vertici dell’associazione dei veterani della Grande Guerra, non aveva nascosto negli ultimi mesi perplessità sul perdurare dell’Operazione Speciale in Ucraina, forse firmando, con le parole pronunciate in un paio di interviste rilasciate al giornale locale Tiumenskiy Kurer, la propria condanna a morte.

Egorov è l’ultimo nome di una «Blacklist». Scorrendola a ritroso ci si imbatte nel caso del vice presidente di Sberbank, Nikolai Vasev, ucciso da un attacco cardiaco, all’età di 42 anni, lo scorso novembre. Era stato responsabile del settore clienti privati e proprietà della principale banca russa. Sempre a novembre i corpi dell’ex comandante della difesa aerea russa Vladimir Sviridov e della moglie Tatyana furono ritrovati sul divano di casa, avvelenati dal monossido di carbonio. Il 24 ottobre aveva perso la vita Vladimir Nekrasov, 66 anni, presidente del consiglio d’amministrazione di Lukoil, il secondo gruppo petrolifero russo. Si era parlato di «infarto fulminante», ma né l’azienda e neppure la famiglia aveva voluto commentare l’accaduto. Un altro top manager, Ravil Maganov, vice presidente di Lukoil, era deceduto a settembre cadendo da una finestra di un ospedale di Mosca. A luglio si celebrarono invece i funerali di Anton Cherepennikov, ennesimo soggetto cardiopatico. Era il numero uno di una grande società di informatica, considerata molto vicina ai servizi segreti del Cremlino. Nella macabra lista figurano anche i nomi di Anatoly Gerashchenko, rettore dell’Istituto per l’aviazione di Mosca, che ha perso la vita a settembre in un non meglio specificato incidente stradale, Ivan Pechorin, a capo della Lukoil nell’Artico, trovato morto annegato a Vladivostok. E che dire di Alekxandr Subbotin, altro pezzo da novanta di Lukoil ucciso (si dice) da uno sciamano che avrebbe dovuto esorcizzarlo da una maledizione, o di Aleksandr Tyulakov della Gazprom, trovato morto nel garage di casa, oppure ancora di Sergey Protosenya (sempre Gazprom), liquidato con tutta la sua famiglia a Lloret de Mar, vicino a Barcellona? A maggio, il viceministro russo della Scienza e dell’Istruzione Pyotr Kucherenko era deceduto per uno strano virus che l’aveva colpito e stroncato su un aereo mentre tornava da un viaggio d’affari a Cuba. Pavel Antov, altro rappresentante del partito Russia Unita, in cima alla classifica Forbes dei 100 dipendenti pubblici più ricchi del Paese, era invece precipitato la vigilia di Natale dello scorso anno dal terzo piano della stanza del suo hotel a Orissa, in India.

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