Allergico alle regole e pronto ad urlare al complotto, ha chiuso l’anno come peggio non poteva. L’ex premier ed ex presidente albanese Sali Berisha è infatti da ieri agli arresti domiciliari dopo che il tribunale albanese speciale per i reati di corruzione e criminalità organizzata ha inasprito la misura nei suoi confronti. Il leader del partito democratico, 79 anni, nel mirino per un caso di corruzione, avrebbe dovuto presentarsi alla polizia giudiziaria ogni due settimane ma non l’ha mai fatto perché, a suo dire, si tratta solo di una macchinazione portata avanti dall’attuale premier Edi Rama e quindi, ecco la decisione del tribunale e i domiciliari con il divieto di comunicare con l’esterno ad eccezione dei propri familiari.
Ed è proprio una questione familiare che ha messo nei guai Rama. Quando nel 2009 era a capo del governo, l’attuale leder dell’opposizione, già più volte in passato accusato di corruzione, è accusato di aver fatto favori al genero Jamarber Malltezi nelle procedure per la privatizzazione di un complesso sportivo a Tirana. Il genero infatti era tra i proprietari del terreno sul quale poi sono sorti numerosi palazzi, un affare da oltre 5 milioni di euro. Lo scorso ottobre la Corte speciale ha ordinato l’arresto per Malltezi e l’obbligo, sempre disatteso, di presentarsi due volte al mese alla polizia per Berisha. Lui ha gridato al complotto politico, accusando il governo e anche il parlamento che la scorsa settimana ha votato per privarlo dell’immunità, nonostante i deputati a lui fedeli abbiano cercato di interrompere e boicottare la sessione.
Tecnicamente Berisha risulta soltanto indagato ma in caso di condanna rischierebbe fino a 12 anni di carcere. Ma lui tira dritto, e parla di una «repressione politica» ordinata dal premier Rama che ha anche minacciato riguardo la possibilità di pesanti proteste di piazza. Già nel 2013 Berisha finì nel mirino per accuse di scandali e corruzione, al punto che gli Stati Uniti hanno imposto al politico il divieto di ingresso nel Paese perché «coinvolto in atti di corruzione che hanno minato la democrazia», stesso provvedimento la Gran Bretagna per «legami con la criminalità organizzata».