“Allungano le mani anche in sala operatoria”: le accuse sulle molestie sessuali in ospedale

"Allungano le mani anche in sala operatoria": le accuse sulle molestie sessuali in ospedale

Dalle università agli ospedali e addirittura alle sale operatorie il passo è breve: si arricchisce sempre più di accuse il mondo dei camici bianchi dove le molestie sessuali sono praticamente all’ordine del giorno. Prima la denuncia dell’immunologa Antonella Viola che ha raccontato tutto il “sommerso” di certi episodi nel mondo universitario, adesso è Antonella Vezzani, presidente dell’Associazione Italiana Donne Medico (Aidm) a riferire le denunce che le piovono da nord a sud d’Italia.

Cosa succede in sala operatoria

Me ne hanno raccontate tante, da tutta Italia. Una volta addirittura mi hanno riferito di chirurghi che allungavano le mani o le gambe sotto al tavolo operatorio”, ha spiegato a Repubblica.Questo è forse l’episodio più emblematico: senza civiltà, rispetto reciproco e inclusione l’ambiente di lavoro può deteriorarsi rapidamente”. A tutto si poteva pensare tranne che, con i pazienti sotto i ferri, si avesse il tempo di molestare le colleghe di lavoro. La Vezzani racconta al quotidiano che proprio la sala operatoria è “purtroppo un luogo che si presta alle molestie: si lavora gomito a gomito e a porte chiuse”. Non a caso c’è la storia, pubblicata su una prestigiosa rivista di medicina internazionale, di una donna anestesista che mentre stava intubando un paziente il chirurgo le avrebbe sganciato il reggiseno. “Gli altri in sala sono scoppiati a ridere”.

“Nessuno denuncia”

L’associazione Women in Surgery Italia nella sua mission scrive chiaramente che questa associazione “verrà sciolta nel momento in cui non avrà più motivo di esistere, perché la parità sarà di fatto raggiunta”. Antonella Vezzani, sconsolata, spiega che questo mondo parallelo fatto di molestie è così diffuso perché “nessuno ha però il coraggio di denunciare“: il monitoraggio effettuato da Women in Surgery mette in risalto il fatto che le “piccole molestie come battute o ammiccamenti” portano alla normalizzazione di questi gesti. Se nessuno si oppone, gli autori percepiscono un tacito sostegno”.

Tra le esperienze personali del presidente di Aidm ecco i tempi della specializzazione quando fu invitata nello studio da parte di un prof.: l’ambiente era tutt’altro che professionale e fatto di porta chiusa e luce soffusa. Da qui la confidenza del docente di attraversare un periodo complicato e l’invito a cena rivolto alla giovane specializzanda. “Lì per lì guadagnai la porta in retromarcia e scappai. Poi iniziai a preoccuparmi: e ora come faccio a iscrivermi alla scuola di specializzazione?”. Dell’episodio parlò con le amiche decidendo di accettare l’invito ma assieme a un numero nutrito di loro per poter parlare delle discriminazioni delle donne nei luoghi di lavoro. “Sorprendentemente non la prese male e io portai avanti la specializzazione senza problemi. Imparai che opporre un no deciso può aiutare. Se tentenniamo, i molestatori vanno avanti. Se facciamo capire che siamo pronte a denunciare, in molti casi si fermano”.

Cosa succede con i pazienti

Anche se in molti casi i dottori e professori si prendono la libertà di chiamare le colleghe con appelliti quali “carina” e tesoro”, la Vezzani spiega che molti altri uomini si schierano dalla parte delle donne perchè professionisti per bene, corretti e sensibili “pronti a schierarsi contro le molestie. In tanti mi hanno chiesto come aiutare le vittime, come riconoscere gli abusi e come comportarsi quando ne sono testimoni”.

Situazione critica anche per quanto riguarda le molestie sui pazienti, situazione definita più rischiosa “anche per la propria incolumità e quella delle guardie mediche notturne, quando può capitare di dover andare da sole a casa dei pazienti”. In quei casi Antonella Vezzani lasciava l’indirizzo a una persona di fiducia sottolineando di essere cercata se non fosse tornata nel giro di mezz’ora. “Conosco colleghe che si fanno accompagnare da fratelli, fidanzati o mariti. L’episodio più scioccante con un paziente però mi è capitato durante una normale visita in ambulatorio. Un uomo si è denudato e ha iniziato a masturbarsi davanti a me. Sono rimasta allibita. Sono corsa fuori dalla stanza e ho subito avvertito la moglie. Lei in effetti sembrava meno sconvolta di me”.

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