Per lui non c’è stato scampo: i genitori hanno deciso di avvertire la polizia, dando una lezione su cosa significa svolgere il proprio ruolo e senza dunque chiudere gli occhi per lasciare spazio all’omertà. È quanto accaduto a Terni, dove un ragazzo – che in precedenza si era reso protagonista di un furto – è stato arrestato grazie all’apporto del padre e della madre che si è rivelato fondamentale per identificarlo e infine fermarlo.
Il 25enne, incappucciato e con in mano un’accetta, nella serata di mercoledì era entrato in un negozio di Borgo Bovio: all’interno del locale era riuscito a impossessarsi di poco meno di 500 euro; successivamente aveva tentato la fuga in sella a una bicicletta che però, in seguito a una caduta, aveva deciso di abbandonare insieme all’accetta. Dal suo canto la polizia di Stato, nello specifico con le pattuglie della Squadra Volante e della Squadra Mobile, era intervenuta a stretto giro per raccogliere le prime testimonianze su quanto accaduto e per prendere visione delle immagini immortalate dalle telecamere presenti sul luogo.
Nel frattempo sulla stampa locale erano iniziate a circolare alcune foto della bici abbandonata in precedenza dal giovane. Poco dopo in Questura è arrivata una telefonata che nei fatti ha assunto un ruolo cruciale in grado di dare una svolta alle indagini che comunque, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Terni, erano già a buon punto ai fini dell’individuazione del rapinatore.
A mettersi in contatto con la polizia di Stato sono stati i genitori del ragazzo che, riconoscendo la bicicletta del figlio, non hanno voluto percorrere la strada del silenzio e hanno così avvertito gli agenti. In tal modo sono stati confermati i sospetti degli investigatori. Nella giornata di giovedì la Squadra Mobile si è recata a casa del ragazzo di 25 anni – incensurato, tossicodipendente, che già tre volte era stato portato dai genitori in comunità di recupero – che è stato arrestato.
Tuttavia, si legge in un comunicato pubblicato sul sito della Questura di Terni, non vi è stata alcuna traccia dei soldi oggetto del furto che sarebbero stati spesi tutti in alcol e droga. Adesso il giovane si trova al carcere di Sabbione a disposizione dell’autorità giudiziaria. Quanto fatto dai genitori non è stato certamente facile: rendersi utili per segnalare alla polizia di aver riconosciuto il mezzo con cui il proprio figlio aveva compiuto una rapina richiede senza alcun dubbio coraggio. Ma l’essenza di un padre e della madre è proprio questa: i figli non possono vivere sotto l’ala dell’eterna protezione indiscriminata. In questo caso il silenzio complice sarebbe stato deleterio.