L’Iran è «la testa della piovra da colpire», altri 11 ufficiali dei Pasdaran uccisi in Siria dai caccia israeliani e la mappa dei giannizzeri di Teheran sempre più pericolosi. Israele sta combattendo su sei fronti, ma il più ostico che coinvolgerebbe direttamente gli ayatollah potrebbe esplodere nelle prime settimane del 2024.
L’ex primo ministro israeliano, Naftali Bennett, ha rivelato, provocando scalpore, che nel 2022 ordinò per due volte di colpire sul territorio iraniano, una base di droni e un colonnello dei Guardiani della rivoluzione. «Da premier ho puntato alla testa della piovra – ha aggiunto riferendosi all’Iran – E questa deve essere la strategia primaria di Israele». Se non è una dichiarazione di guerra ci manca poco. Fonti della tv satellitare Al Arabiya hanno rivelato che giovedì notte un raid israeliano contro l’aeroporto di Damasco avrebbe «ucciso 11 comandanti dei Guardiani della rivoluzione» le truppe d’élite iraniane. Il 25 dicembre un attacco mirato ha eliminato, sempre in Siria, il generale Sayyed Razi Mousavi, comandante di spicco dei Guardiani della rivoluzione. Il regime di Teheran ha promesso una rappresaglia, che potrebbe accendere la miccia del «settimo fronte» con l’Iran citato pochi giorni fa dal ministro della Difesa dello stato ebraico, Yoav Gallant. Gli altri, già aperti, sono i due interni con i palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, dove l’Iran conta su Hamas e Jihad islamica. I giannizzeri degli ayatollah più potenti sono gli Hezbollah in Libano, che giovedì hanno lanciato 50 missili e droni nel nord di Israele, e gli Houti nello Yemen, ma Teheran ha una costellazione di gruppi armati alleati in Siria e Irak altrettanto attivi.
Dal 17 ottobre al 9 dicembre le milizie filo iraniane hanno colpito 83 volte le basi americane, sul territorio siriano e iracheno, ferendo 66 militari. L’ultimo attacco è di ieri pomeriggio contro la base Usa in Siria di Kharab al Jir. I consiglieri della brigata Al Quds (Gerusalemme), la costola specializzata nelle operazioni all’estero dei Guardiani della rivoluzione, sono in Siria. Gli operativi iraniani si trovano a un passo dalle alture del Golan conquistate dagli israeliani nelle guerre dello scorso secolo. I Pasdaran hanno reclutato, addestrato e guidato due formazioni di volontari sciiti schierate al fianco delle forze di Assad a corto di uomini. Migliaia di afghani e pachistani sono stati inquadrati, rispettivamente nella brigata Fatemiyoun e Zainabiyoum. Molti hanno già ottenuto la cittadinanza siriana, ma nelle aree di confine operano anche le milizie sciite irachene.
Sotto il nome di muqawama, che significa «resistenza» alle forze occidentali, hanno nel mirino soprattutto i 2.500 militari americani ancora in Irak. Dal 17 ottobre hanno colpito pure la base di Erbil dove si trova il grosso del contingente italiano che addestra da anni i curdi. In gran parte integrate nelle forze di sicurezza irachene contano in tutto su 150mila uomini, ma le milizie chiave sono l’Asaib Ahl al Haq, la brigata Badr, l’Harakat Hezbollah al Nujaba e il Kataib Hezbollah. Quest’ultimo gruppo che ha creato l’area off limits di Jurf al-Nasr a sud di Baghdad è il preferito dei Pasdaran. Un grande centro per l’addestramento e l’assemblaggio di missili con guide evolute. Secondo l’intelligence occidentale «una base operativa avanzata dell’Iran» da dove vengono inviati missili e droni sugli altri fonti di guerra con Israele.