Nel secondo giorno di tregua tra Israele e Hamas, un jet privato del Qatar è atterrato all’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv con a bordo una delegazione ristretta dell’Emirato incaricata di vigilare sul rispetto dell’accordo siglato dalle due parti in guerra. La notizia era stata inizialmente diffusa dall’emittente pubblica dello Stato ebraico Kan. Altri media israeliani avevano parlato di “evento insolito“. L’aereo è arrivato da Larnaca, città costiera di Cipro, e attorno alle 11.53 italiane ha ripreso il volo, facendo rotta di ritorno verso l’isola del Mediterraneo.
“Il team del Qatar è arrivato per coordinare le parti sul terreno e le controparti a Doha con l’obiettivo di assicurare che l’accordo continui a progredire senza problemi e discutere altri dettagli sull’accordo in corso“, ha spiegato una fonte diplomatica citata da Haaretz. Lo stupore iniziale per l’arrivo del jet, di proprietà della Qatar Executive, era probabilmente legato allo stretto rapporto dell’Emirato con Hamas. Lo Stato del Golfo, infatti, si è sempre schierato dalla parte dell’organizzazione terroristica e, sin dall’inizio dei bombardamenti delle Idf sulla Striscia, ha condannato le azioni di Israele definendole “crimini di guerra“. In particolare, Doha ha chiesto alle Nazioni Unite una commissione d’inchiesta sui supposti attacchi delle forze armate dello Stato ebraico contro gli ospedali di Gaza.
L’Emirato ha però svolto un ruolo chiave, assieme all’Egitto, nel raggiungimento di un’intesa tra le due parti in guerra. Il lungo processo diplomatico, iniziato poco dopo l’esplosione delle ostilità, ha potuto contare sul supporto degli Stati Uniti e ha ottenuto i primi risultati solo mercoledì 22 novembre. Il governo di emergenza di Benjamin Netanyahu, infatti, ha sempre subordinato il cessate il fuoco alla liberazione di tutti gli ostaggi in mano ad Hamas e agli altri gruppi terroristici presenti nella Striscia. Il premier israeliano ha dovuto cedere sotto la pressione internazionale e le richieste della famiglie dei rapiti, che hanno manifestato più volte per le strade di Tel Aviv.
I termini dell’accordo siglato dallo Stato ebraico e dall’organizzazione palestinese prevedono la liberazione di 50 tra donne e bambini prigionieri a Gaza dal 7 ottobre, in cambio di quattro giorni di tregua, di un aumento degli aiuti umanitari per la popolazione dell’exclave e della scarcerazione di detenuti palestinesi chiusi nelle prigioni di Tel Aviv, in un rapporto di tre a uno rispetto agli ostaggi rilasciati. Per oggi è prevista la liberazione di 14 persone, tra cui otto bambini, e di 42 prigionieri.