Nel menu di Gino Sorbillo spunta la pizza all’ananas. “Sarà buona?”

Nel menu di Gino Sorbillo spunta la pizza all'ananas. "Sarà buona?"

La pizza all’ananas è buona“. E se lo dice Gino Sorbillo non resta che crederci. Il famoso maestro pizzaiolo partenopeo ha inserito nel menu del suo locale a Napoli la pizza all’ananas, sfatando definitavamente un (ormai) vecchio tabù. La novità – un azzardo che fa storcere il naso ai puristi della tradizione – sembra aver incontrato, almeno in parte, il favore dei follower su TikTok: “Verrò sicuramente ad assaggiarla, mi ispira“, si legge in alcuni commenti. Ma quale sarà la reazione napoletani?

Il video della pizza all’ananas

Sorbillo ha annunciato la “nuova arrivata” nella sua pizzeria in via dei Tribunali, nel centro storico del capoluogo campano, con un video sui social. “Oggi mangerò una pizza particolarissima – dice il re dei pizzaioli –Indovinate di cosa si tratta? Forse la state già vedendo: la pizza con l’ananas“. Poi la premessa (quasi) obbligatoria: “Ragazzi, non vi scatenate – continua –Io sono legato alla tradizione, però questa voglio provarla perché l’ho messa nel mio menu“. Poi il momento clou, l’assaggio: “Guardate, ho tagliato proprio la parte centrale con questa fetta di ananas. Vado? Ce la farò? Sarà buona?“. E infine il verdetto: “È buona, ve lo assicuro ragazzi. E faccio anche il bis. Venite a provarla“.

I commenti

In men che non si dica, il video è diventato virale sui social. Immancabili le reazioni: “Maestro, ma cosa mi combina? Lei è il numero uno, però la pizza all’ananas no“, scrive un utente. E ancora: “No, dai. Questo no“. Qualcuno ne fa una questione di “rispetto per la tradizione“: “Capisco il turismo, ma i valori sono importanti“. “Secondo me sarà buona – si legge in un altro commento –ma è un abbinamento strano perché l’ananas è molto dolce“. Non mancano riscontri positivi: “Le novità fanno parte dell’evoluzione, vorrei provarla“. E infine c’è chi cita il titolo di un celebre film di Massimo Troisi: “Pensavo fosse amore… invece era un calesse“. Ai napoletani l’ardua sentenza.

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