Sangue, violenze e lapidazioni: quell’orrore degli islamici contro le donne

Sangue, violenze e lapidazioni: quell'orrore degli islamici contro le donne

Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, una ricorrenza per ricordare le vittime di femminicidio e per impegnarsi a contrastare questo orrore che si manifesta in forme sempre più diverse. Una battaglia di libertà che deve coinvolgere tutti, fino ad arrivare al superamento di certe barbarie. Impossibile non volgere lo sguardo al mondo islamico, dove l’emancipazione della donna rappresenta ancora un’utopia. Dall’infibulazione alla lapidazione, un orrore inenarrabile. Ed è piuttosto particolare che nei giorni del dibattito sul patriarcato, solo qualche voce fuori dal coro abbia nominato gli islamici e le loro tradizioni.

Una delle pratiche più raccapriccianti riguarda bambine e giovani ragazze, ossia l’infibulazione. Il prezzo da pagare per l’integrazione nella comunità e la garanzia di un matrimonio, un rischio enorme per la salute. Secondo l’Oms, le mutazioni genitali femminili riguardano200 milioni di donne in una trentina di Paesi dell’Africa subsahariana, del Medio Oriente e dell’Asia, ma anche in Europa (Italia compresa) e in Nord America dove le pratiche di questo genere sono diffuse nelle comunità di immigrati islamici. I numeri spaventano: in Paesi come Somalia, Eritrea e Gibuti le mutilazioni riguardano oltre il 90 per cento delle donne e affondano le radici soprattutto nella tradizioni islamica ma anche pre-islamica.

Bambine e giovani ragazze vengono infibulate, escisse, il più delle volte in condizioni igienico-sanitarie mostruose, tanto da poter provocare la morte. Nonostante i vari divieti – non presenti in tutti i Paesi islamici – l’infibulazione continua a essere praticata, o meglio imposta. Se una donna non viene sottoposta alla mutilazione genitale, viene considerata è un essere impuro, con desideri sessuali e a rischio di non trovare un uomo che la sposi e quindi condannata all’emarginazione. Le ultime proiezioni dell’Onu non portano buone notizie: più di quattro milioni di bambine e giovani donne a rischio mutilazioni nel 2023. Dato che raggiungerà i 4,6 milioni entro il 2030. Numeri spaventosi.

Ormai la concezione della donna degli islamici la conosciamo. E nonostante i tentativi – spesso esasperati – di integrazione non è cambiato nulla. Anzi, nelle comunità musulmane italiane – dove quasi nessuno conosce la lingua italiana – la situazione sta peggiorando esponenzialmente. Basti pensare al recente omicidio di Saman, la giovane uccisa a Novellara dai suoi familiari perché voleva vivere all’occidentale. La libertà ridotta allo zero, il dominio assoluto dell’uomo, l’obbligo del velo e così via. Senza dimenticare la pratica delle spose bambine. Non c’è da stupirsi quando gli islamici ammettono candidamente che il tradimento andrebbe punito con la lapidazione o che un’altra forma di disobbedienza andrebbe sanzionata con qualche decina di frustate. Uno spaccato semplicemente agghiacciante.

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