Tra le distese agricole della Pianura Padana e i boschi che inseguono le rive dell’Adda sfila Lodi. Una città dove il passato porta il nome di Federico Barbarossa e il presente la firma di Renzo Piano.
Il celeberrimo Imperatore rifondò il nucleo urbano, raso al suolo dai milanesi, nel 1158, nei pressi dell’antica Laus Pompeia (attuale Lodi Vecchio).
L’insuperabile architetto genovese concepì nel 2001 il centro direzionale della Banca Popolare di Lodi (BPL City) come spazio di condivisione, con auditorium e piazza coperta, proiettando il complesso e la città oltre la contemporaneità.
Tra passato e futuro, Lodi corre veloce, senza mai tradire il suo fertile territorio. Operosa e genuina, è il simbolo di quella cultura lombarda legata più alla sostanza che all’apparenza, sempre dedita al fare e mai all’ostentare.
Lodi non si mette in mostra, ma si rimbocca le maniche e coltiva la terra. E lo fa così bene che la sua agricoltura intensiva spicca in Europa per alto livello imprenditoriale e per dimensione media aziendale, oltre che per inserirsi in un paesaggio capace di infondere serenità.
Tra il Po e l’Adda si distende la calma pianura, costellata di sentieri e oasi verdi: dalla Strada del vino e dei sapori del Lodigiano al Parco Ittico Paradiso, tra cascine convertite in agriturismi e casolari senza tempo.
Ecco che la natura va in cucina e diventa eccellenza in tavola. È proprio da queste parti che il volto goloso e di qualità della Lombardia si esprime in tutta la sua bontà.
Nel menù, dal risotto con salsiccia alla pasta al mascarpone, dal tris di formaggi Dop – Gorgonzola, Taleggio e Quartirolo – al Pannerone, dalla trippa alla tortionata pat, torta a base di mandorle. Come accompagnamento, San Colombano doc, unico vino, prodotto tra Lodi e Milano, ad aver ottenuto nel 1984 la denominazione d’origine controllata.
Occasione ghiotta per assaggiare la cucina locale è la Rassegna Gastronomica del Lodigiano. Inno alla convivialità in scena fino al 10 dicembre, coinvolge un network di ristoranti e attira una media di 30mila visitatori. Presi per la gola, capitano a Lodi e vengono sorpresi.
La città è un museo a cielo aperto. Il cuore è Liberty e pulsa davanti a Casa Biancardi, Casa degli Angeli e Casa Arosio. I balconi e le cancellate riportano all’Ottocento. Romanico è il Duomo e quattrocentesco il Tempio Civico di Santa Maria Incoronata. Mentre rococò è la Chiesa di San Filippo Neri e unica la Chiesa incompiuta di San Francesco, con le bifore aperte sul cielo. Ognuna ha il suo stile e diventa tassello di un mosaico di inestimabile interesse artistico per il visitatore. Che in Piazza della Vittoria trova il salotto cittadino. Tra caffè e ristoranti, atmosfera rilassata e gente a piedi o in bici, il piacevole via vai può distrarre dalla bellezza della piazza, tra le poche al mondo porticata su tutti i lati.
Uno sguardo attento metterà a fuoco i dettagli: facciate, portali, decori in ferro battuto e in pregiata ceramica. Espressione, questa della ceramica, che rimanda a un’antica tradizione, custodita nei Musei Civici e ancora viva grazie all’abbondanza di argilla del territorio e alle maestranze locali.
L’eccellenza lodigiana si intreccia al territorio anche nella cosmetica. Da erboristeria artigiana, L’Erbolario, che compie quest’anno 45 anni, è ora beauty azienda in attesa di certificazione B Corp, con 4.800 vetrine e quasi 80 milioni di euro di fatturato nel 2022. Nella tenuta country
chic alle porte di Lodi, con orto botanico, laboratorio innovativo e venti ettari di parco, il genius loci lombardo. Che, saldo alle radici, vola alto e lontano.