Un messaggio sbagliato all’universo idiota della Rete

Un messaggio sbagliato all'universo idiota della Rete

L’unica sanzione vera, alla fine, resterà quella che Matteo Di Pietro e gli altri youtuber di The Borderline si sono inflitti da soli per mostrare il loro dispiacere: la chiusura del loro canale youtube da 600mila iscritti. Il 14 giugno scorso, dopo che la Lamborghini su cui viaggiavano aveva ammazzato un bambino di quattro anni, dissero di essere «segnati con una profonda ferita». Ma intanto rivendicavano le loro buone intenzioni, «l’idea era quella di offrire ai giovani un intrattenimento con uno spirito sano». Lo spirito sano che li portò a sfrecciare come pazzi per le strade di Casalpalocco, per due giorni di fila, immortalando in diretta sul web le loro gesta. E continuando a girare anche dopo che il bolide guidato da Di Pietro aveva centrato in pieno la piccola auto con a bordo il bambino. Le lacrime di coccodrillo del giorno dopo vennero prese per buone da colleghi e follower, «non criminalizzateli», «è stato solo un incidente». Lo stesso pm che indagava sulla morte del povero Manuel sembrò fin da subito restio a infierire su Di Matteo, concedendogli gli arresti domiciliari nonostante fosse risultato positivo al narcotest. E lo stesso pm fa oggi in modo che lo youtuber (o ex youtuber, o youtuber in pausa di riflessione) possa ragionevolmente sperare di chiudere la brutta esperienza senza avere mai visto come è fatta una cella. La condanna a quattro anni di carcere proposta come patteggiamento apre la strada all’affidamento in prova ai servizi sociali del giovanotto che si divertiva a lanciare l’auto da 0 a 124 km in una manciata di secondi nonostante l’amico accanto lo invitasse a rallentare. Garantendo di fatto l’impunità a Matteo Di Pietro, la procura di Roma non si limita a mandare un messaggio sbagliato a lui, che crescerà con la convinzione che si possono fare gli errori più terribili senza subirne le conseguenze; manda lo stesso messaggio ai suoi 600mila seguaci, scaraventa la promessa di indulgenza nell’universo idiota dei tiktoker, degli influencer, degli youtuber dove nulla è reale. Neanche il sangue di un bambino.

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