La guerra di Fi. “Fuori dalle liste chi non paga”

La guerra di Fi. "Fuori dalle liste chi non paga"

Si avvicinano le scadenze per presentare le candidature alle prossime elezioni regionali. Non c’è soltanto il problema dei governatori da ripresentare. Ma anche quello dei potenziali candidati «morosi». Forza Italia quindi dispone un giro di vite sulle quote dei suoi iscritti. Chi non è in regola non potrà ottenere nuove candidature. Per ogni ordine di elezione: dal consigliere regionale fino al parlamentare europeo.

Forza Italia lancia, insomma, un vero e proprio ultimatum ai morosi all’interno del partito: chi vuole ricandidarsi alle prossime elezioni europee e regionali deve mettersi prima in regola con i pagamenti. Senza alcuna deroga. Lo fa con una nota che riporta il tema, alla vigilia di un anno «elettorale» importante, sul tavolo del segretario Antonio Tajani che contro i ritardatari nei pagamenti delle quote usa nuovamente il pugno duro. Come fece alla kermesse azzurra a Paestum e soprattutto durante il Consiglio nazionale del primo ottobre.

Nel nuovo regolamento azzurro è stato messo nero su bianco che chi non è in regola con le quote associative non solo non sarà ricandidato ma rischia anche la decadenza dagli incarichi. E a guardare nelle casse del partito, il problema è più che evidente. Da qui le poche ma chiarissime righe della nota: «I parlamentari europei e regionali che vogliono essere ricandidati devono necessariamente mettersi in regola con i pagamenti dei contributi dovuti al movimento in forza del regolamento approvato dal consiglio nazionale» del primo ottobre. «È stato ribadito che non vi saranno deroghe anche a costo di perdere personaggi, di cui anche oggi si parla sulla stampa, che hanno sempre avuto atteggiamenti opportunistici e che hanno già dimostrato di concepire l’impegno politico solo per fini personalistici».

Gli ultimi dati a disposizione, quelli che si leggono nel verbale della riunione del Comitato di Presidenza del 13 giugno, riportano debiti per quasi 100 milioni. Cifre alla cui copertura, negli anni passati pensava direttamente il leader e fondatore, Silvio Berlusconi, prima come fideiussore e poi come creditore. Il debito verso di lui, e quindi ora verso i suoi eredi, nello specifico, ammonta a più di 90 milioni. Ma ora, come lo stesso Tajani ha più volte voluto sottolineare, le cose sono cambiate e il partito vuole e deve autosostenersi.

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