Dopo l’approvazione in Cdm arriva la conferma della riforma dell’Irpef, con la riduzione da 4 a 3 scaglioni: ad anticipare i provvedimenti presi dal governo è il viceministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo.
“Il 2023 si chiude con un bilancio più che positivo per quel che riguarda il processo di attuazione della riforma fiscale”, dichiara in una nota ufficiale l’esponente di Fratelli d’Italia. “Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato definitivamente, oltre i due della scorsa settimana, altri quattro decreti legislativi: adempimento collaborativo, contenzioso tributario, statuto del contribuente e il primo modulo della riforma Irpef che riduce gli scaglioni da 4 a 3”, prosegue il comunicato. “Si tratta di provvedimenti molto importanti, che contribuiranno a semplificare il sistema fiscale, rendendolo più equo e dinamico”, considera Leo.
Il testo del quarto decreto ricalca le orme di quello approvato in esame preliminare. Si arriverà, quindi, alla riduzione degli scaglioni di reddito dagli attuali 4 a 3 con l’accorpamento dei primi due in un unico scaglione fino a 28mila euro, al quale si applica l’aliquota al 23%. Tra 28mila e 50mila euro l’aliquota è del 35%, mentre aldilà dei 50mila euro viene confermata al 43%. Per i redditi superiori ai 50mila euro, comunque, i benefici derivanti dalla revisione delle aliquote sono in un certo senso neutralizzati, dato che subentra la franchigia di 260 euro sulle detrazioni al 19%, escluse solo quelle relative alle spese sanitarie. Per i redditi fino a 15 mila euro il risparmio è pari a 75 euro, si riduce nella fascia immediatamente superiore a tale soglia per poi tornare nuovamente a crescere fino a un massimo di 260 euro per i redditi da 28 mila euro in su.
All’interno del decreto legislativo trova inoltre spazio l’ampliamento della no tax area: la soglia prevista per i redditi da lavoro dipendente viene innalzata fino a 8.500 euro, così come quella già in vigore a favore dei pensionati. S’incrementa anche la detrazione per il lavoro dipendente prevista per i redditi fino a 15mila euro che sale da 1.880 a 1.955 euro.
“Viene anzitutto semplificato il quadro relativo alle aliquote Irpef, con un maggiore risparmio fiscale per le fasce di reddito medio-basse, ovvero quelle più esposte ai continui mutamenti del quadro economico-finanziario internazionale”, precisa infatti nella nota il viceministro”
“Interveniamo poi anche sul contenzioso tributario con l’obiettivo di velocizzare e semplificare i procedimenti, potenziando l’udienza da remoto, la digitalizzazione del processo nonché l’istituto della conciliazione giudiziale per deflazionare il contenzioso in cassazione”, aggiunge Leo. “Per le imprese vengono modificate anche le soglie di accesso al regime dell’adempimento collaborativo (dal 2028 verranno coinvolte anche quelle con fatturato non superiore a 100 milioni di euro)”, spiega, “così facendo, verrà rinsaldato il rapporto di fiducia tra Amministrazione finanziaria e contribuente, con un aumento del livello di certezza sulle questioni fiscali rilevanti”.
Delle modifiche arrivano anche allo statuto del contribuente, “con l’introduzione di una nuova disciplina dell’autotutela tributaria, con la previsione dell’obbligo, per l’Amministrazione, di procedere all’annullamento dei suoi atti in specifici casi di manifesta illegittimità”.
Il governo prosegue quindi a vele spiegate verso l’obiettivo di giungere al completamento di una solida riforma fiscale entro il 2024. “Stiamo rispettando gli obiettivi temporali che ci eravamo dati subito dopo l’approvazione della legge delega, in agosto”, dichiara con orgoglio il viceministro. “L’obiettivo che ci poniamo nel 2024 è quello di dare continuità alla nostra azione di governo, completando l’attuazione di una riforma che l’Italia aspetta da oltre mezzo secolo”, conclude Leo.