Non aveva mai attivato quel numero di telefono, eppure si è vista recapitare una maxi bolletta da ben 2mila euro. Decisa a venire a capo della faccenda, la protagonista di questa storia si è rivolta all’Agcom, che ha preso le sue parti.
Il caso
La vicenda, riportata da Il Messaggero, si è verificata a Frosinone. Tutto è cominciato nel mese di giugno del 2022, quando una commerciante di Castro dei Volsci si è vista recapitare da parte di una compagnia telefonica una bolletta riferibile a un’utenza che però lei non aveva mai attivato.
Compreso di trovarsi di fronte a un probabile errore, la donna ha cercato di contattare la compagnia, spiegando le sue ragioni e inoltrando un reclamo. Peccato che la società telefonica non abbia inizialmente dato seguito a quanto affermato dalla commerciante. Per la compagnia, infatti, dalle verifiche effettuate a seguito della segnalazione non erano emersi elementi sufficienti per accogliere l’istanza avanzata.
Decisa a non darsi per vinta, la donna aveva quindi chiesto che le venisse invata una copia del fantomatico documento. Si era quindi scoperto che l’utenza in questione faceva riferimento a un locale all’interno di un centro commerciale di Castro dei Volsci (Frosinone) di cui la commerciante risultava proprietaria.
L’iter seguito
La donna aveva quindi coinvolto l’associazione dei consumatori Aeci, che aveva richiesto sia lo storno delle fatture emesse che l’annullamento del contratto. Non solo. Alla compagnia telefonica era stato anche chiesto un indennizzo di 500 euro perché era stato attivato un servizio non voluto. A seguito di ciò, era stata anche presentata una denuncia, in cui veniva intimato di cessare tempestivamente ogni offerta attiva sul numero dell’utenza, e una copia del contratto, così da poter procedere con una denuncia di disconoscimento.
Ma come si è arrivati a questo punto? Perché era stata attivata questa utenza? Stando ai risultati delle indagini, in passato la donna aveva sì presentato richiesta di attivazione della linea presso la compagnia telefonica, per un costo di 2mila euro di fatture insolute. A causa di problemi subentrati in un secondo momento, però, la linea non era mai stata attivata e la donna non ne aveva mai beneficiato. Anzi, era stata costretta a migrare su un’altra società. Tutto era stato fatto nei tempi stabiliti, per cui non avrebbe dovuto esserci niente da pagare.
L’intervento di Agcom
Sul caso è infine intervenuta l’Agcom, che ha accolto l’istanza presentata dalla commerciante, approntando lo storno delle somme insolute con la regolarizzazione della posizione amministrativa dell’utenza. È stata inoltre ritirata la pratica di recupero dei crediti di esenzione, mentre alla donna è stato riconosciuto il pagamento di 510 euro.
Dovrà essere la commerciante a fare richiesta di risarcimento in sede giuridica.