Effetto Putin su 1984: perché il capolavoro di Orwell è il libro dell’anno in Russia

Effetto Putin su 1984: perché il capolavoro di Orwell è il libro dell'anno in Russia

“In fin dei conti, come facciamo a sapere che due più due fa quattro? O che la forza di gravità esiste davvero? O che il passato è immutabile? Che cosa succede, se il passato e il mondo esterno esistono solo nella vostra mente e la vostra mente è sotto controllo?”. Acquistato o rubato, 1984, il romanzo fantapolitico e distopico pubblicato da George Orwell agli albori della Guerra fredda, è il libro dell’anno nel regno di Vladimir Putin; prossimo al quinto mandato del Cremlino come democrazia comanda, ma visto come uno neo zar impostosi a vita in un apparato politico “orwellizzato” dagli osservatori occidentali e dai pochi dissidenti in patria.

Mentre il suo principale ex-avversario politico Alexey Navalny ci ridà sue notizie da una remota colonia penale nel Circolo polare artico, e la guerra in Ucraina torna ad essere definita ufficialmente una semplice “operazione militare speciale” ora prossima alla “vittoria”, i russi che non stanno combattendo al fronte, e sono ancora tanti, non come ai tempi di Stalingrado, acquistano e quando non possono “rubano” copie su copie di 1984: il romanzo fantapolitico più citato degli ultimi vent’anni.

Incentrato sulle storture più inquietanti del totalitarismo giunto alla sua culminazione, dove il terrore generato da un assetto multi-polare e il timore del tradimento impongono la completa repressione delle principali libertà, l’irreggimentazione del popolo e la sorveglianza di massa attraverso un “grande fratello”, 1984 di Orwell – che si ispirò ai metodi autoritari perpetrati dell’Unione Sovietica di Josef Stalin e nella Germania nazista di Adolf Hitler – sta letteralmente scomparendo dagli scaffali della catena di librerie Chitai Gorod. Guadagnandosi il quinto posto nella classifica dei bestseller, e l’inconsueto podio di libro più rubato dell’anno. Nel 2022 era già stato reso simbolo, o almeno così scrivevano, dei dissidenti russi contrari al “Cremlino orwellizzato“.

Nel vecchio impero che ci ha donato Puskin e Lermontov, Majakovskij, Solzenicyn e Limonov – tutti scrittori eccelsi che hanno avuto a loro modo e nel loro tempo problemi con il potere autoritario, l’ultimo proprio con Putin – la visione esotica di George Orwell, cresciuto nelle Indie britanniche con i suoi tribali punti blu tatuati sulle nocche delle mani, devoto socialista ma e appassionato critico del totalitarismo, viene indubbiamente prediletto. Anche a costo dell’arresto. Lo scorso anno due persone che distribuivano copie gratuite a Mosca appena dopo l’inizio del conflitto con l’Ucraina, erano state infatti arrestate con l’accusa di “discredito delle forze militari”.

Sin dal 2010 il romanzo 1984 viene riportato come uno dei libri più venduti in Russia, registrando un incremento di lettori dall’inizio dall’invasione dell’Ucraina che recentemente il presidente russo Vladimir Putin ha ricominciato a sponsorizzare come “operazione militare speciale per la denazificazione dell’Ucraina“. Del resto, proprio come scriveva Orwell: “Se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera.”

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