«La fisica che ci piace» ha un nome e un cognome: Vincenzo Schettini. Il prof da 4 milioni di follower tra YouyTube, TikTok, Instagram e Facebook, che insegna all’Istituto Dell’Erba in provincia di Bari, ma non può più attraversare una piazza in Italia senza essere fermato come una rockstar per un autografo, o un abbraccio: «Grazie prof. Seguendo la sua lezione ho preso 9». Dalla classe ai social al palcoscenico. Ha debuttato con il suo primo spettacolo settimana scorsa e sarà a Milano, al teatro Manzoni il 13 gennaio.
Come ha fatto a fare diventare la fisica uno spettacolo?
«Un po’ è nelle mie corde, sono anche musicista, prima che laureato in fisica, mi sono diplomato in violino e poi in didattica della musica, dirigo un coro gospel da 30 anni. Ho trovato il modo di far convivere la parte artistica con quella razionale. Lo spettacolo è una passeggiata che parte dalla fisica degli equilibri fino ad arrivare a quella dello spazio e dei buchi neri tra spiegazioni, esperimenti, con il coinvolgimento del pubblico ma non voglio spoilerare troppo…»
Come ha iniziato a insegnare?
«Era il 2007, avevo 30 anni. La fisica non la si vede come una materia che può affascinare, eppure piacevo. Certo io fin da piccolo sognavo di fare il prof, interrogavo mio fratello, i miei cugini. Poi è stato automatico sovrapporre quello che facevo a scuola con quello che i social offrivano. Gli studenti mi dicevano prof dovrebbe avere un canale youtube. Non me lo sono fatto ripetere due volte».
Oggi lo spettacolo è sold out.
«Dimostra che i ragazzi hanno bisogno di cultura. Si parla di un Italia che va dietro le fesserie, poco acculturata ma non è vero, se offri qualcosa di culturale che «funziona» ecco cosa succede».
Perchè la scuola non fa i sold out?
«Gli insegnanti oggi hanno bisogno di coinvolgere gli studenti che purtroppo a scuola si annoiano e non perchè le materie sono noiose. Purtroppo la scuola ha dei ritmi lenti, ma attenzione, non sto dicendo che la scuola deve diventare un palcoscenico. Ma bisogna arricchire il modo di insegnare per essere efficaci. Ci vuole un’evoluzione del mestiere che non passa necessariamente dal digitale. Gli strumenti digitali non sono la scuola del futuro».
Un consiglio ai ragazzi.
«Voce del verbo fare. L’agire vi farà concentrare sulla bellezza che avete dentro e vi distrarrà dal vostro sentirvi deboli. A volte ci sentiamo disarmati, davanti a un mondo falso che mostra una forza che non ha. Invece sfruttate le tante sfaccettature del vostro cervello. Gardner ha parlato di 7 intelligenze, ma ne abbiamo 70! Come la fisica parla di 11 dimensioni, di cui 7 nascoste. Abbiamo una potenzialità enorme. Lo dice anche la fisica».
E come?
«Spiegazione facile. Energia potenziale. Se prendi un oggetto e lo porti a una certa altezza, grazie alla forza delle tue braccia che lo alza, quell’oggetto immagazzina energia potenziale gravitazionale, cioè tradotto, se lo lasci andare cade giù. Ma quell’energia l’ha immagazzinata grazie a un lavoro fatto. Noi ce l’abbiamo dentro quell’energia potenziale. Dobbiamo solo farla fruttare. Grazie al fare».
Cosa fare invece per andare bene in fisica?
«Tre cose: studiare le definizioni, avere ben in mente le formule correlate, e infine le proporzionalità tra queste grandezze. Se hai mente queste tre cose stai fotografando il fenomeno nella realtà. E poi (ride) seguire La fisica che ci piace su youtube… ma non pensare che lo studio guardare un TikTok e imparare. È ore e se alla fine non hai capito niente va bene così. Ci vuole tempo per processare le informazioni. E questo è un dovere di noi adulti. Di 14enni illuminati ce ne sono 1 su 100. E gli altri 99 che facciamo, li perdiamo per strada?».