Cittadini, famiglie e imprese. Ma anche una parte della maggioranza, Forza Italia in testa. Tutti in pressing sul ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per un intervento sul bonus edilizio del 110%. I primi scendono in piazza oggi. Li chiamano gli esodati del Superbonus, chiedono almeno tre mesi di proroga per completare i lavori e per evitare «un disastro socioeconomico». Gli alleati di governo invece confermano che c’è una «trattativa avanzata» tra Forza Italia, col vicepremier Antonio Tajani, e il titolare del Mef, «sulla quantificazione reale dei costi» per tamponare il caos con un intervento nel Milleproroghe o, più probabile, con un decreto ad hoc in Consiglio dei ministri, visto che la legge di Bilancio è blindata.
Il sentiero è strettissimo, il Superbonus ha spaccato i conti pubblici, il ministro leghista ieri lo ha definito «un’allucinazione di questi anni», ne ha paragonato gli effetti a quelli radioattivi di «una centrale nucleare che ancora non siamo in grado di gestire», ricordando che si tratta di «miliardi sottratti agli italiani di spesa per la previdenza». Quest’anno il bonus avrebbe bruciato 20 miliardi in più rispetto alle previsioni della Nadef, che calcolava 30 miliardi di spesa. Invece si starebbe viaggiando sui 50.
Ma nel Paese reale ci sono imprese in crisi di liquidità e famiglie che potrebbero dover affrontare costi insostenibili. Si parla di diecimila cantieri a rischio contenziosi, di circa 13 miliardi di lavori legati al 110% non completati. Forza Italia insiste per una proroga per chi ha completato oltre il 70% dei lavori: «È giusto permettere una proroga di qualche settimana. È una scelta di buon senso», spiega Tajani. Gli esodati chiedono al governo di non abbandonare «i cittadini che, in buona fede, hanno investito».
Fratelli d’Italia propone invece la strada del Sal, lo stato avanzamento lavori straordinario a fine anno, per certificare tutti i lavori fatti fino al 31 dicembre, assicurando a questi la detrazione del 110%. Per il relatore della legge di bilancio, Roberto Pella, Forza Italia, la proroga di due-tre mesi ha «un costo di 2-2,5 miliardi», ma per le coperture esatte rimanda alle prime settimane di gennaio, con «un quadro delle maggiori entrate e spese».
L’Ance preme e avverte che «ci sono 30mila condomini in bilico e 300mila famiglie che rischiano di andare in contenzioso». Secondo l’Associazione dei costruttori «chi ha iniziato i lavori a settembre o in ottobre è irresponsabile e non va aiutato, ma se mancano gli infissi perché sono arrivati tardi sarebbe una follia lasciare i cantieri appesi». Confedilizia riporta i dati dell’Enea, al 30 novembre scorso: manca da realizzare il 22% dei lavori ammessi a detrazione, per 12,8 miliardi di euro. Il totale dei lavori realizzati ammessi a detrazione è pari al 92,9% per gli edifici unifamiliari e al 94,7% per le unità immobiliari funzionalmente indipendenti. Per il presidente Giorgio Spaziani Testa «occorre fare qualcosa per limitare al massimo le conseguenze che il passaggio dalla detrazione del 110% a quella del 70% comporterà, determinando problemi economici per le famiglie e un enorme contenzioso». Infatti, da gennaio la detrazione passa al 70% ma per concludere i lavori i proprietari dovranno metterci il restante 30 per cento. E salta anche la detrazione del 70% se nell’edificio non verrà raggiunto il miglioramento di almeno due classi energetiche.