È capitato a molti allenatori di essere licenziati dopo una vittoria, anche in Italia. Di recente a Moreno Longo a Como, anche se emblematico e indimenticabile resta il caso di Gigi Simoni, cacciato da Moratti nel novembre ’98 dopo un successo e mentre stava andando a ritirare il premio come allenatore dell’anno (precedente).
Al suo allievo mancato Adrian Mutu è andata peggio. Mutu allenava il Neftci Baku, Azerbaigian, ha vinto una partita di campionato, è terzo in classifica, ma l’hanno esonerato mentre domenica a Bucarest piangeva mamma Rodica al funerale. Vagli a dire che a Natale siamo tutti più buoni. Non gli azeri, questo è certo.
Imbarazzante il comunicato, che unisce la notizia tecnica al cordoglio umano: «Il contratto fra il Neftçi PFK e Adrian Mutu è stato risolto di comune accordo. Il club lo ringrazia per la sua collaborazione… gli augura successo per il futuro. Allo stesso tempo esprime le sue più sentite condoglianze per la morte della madre». C’è poco di peggio, anche in Azerbaigian.
Eppure per un giramondo come Mutu, 45 anni l’8 gennaio, Baku di certo sarà solo un’altra tappa di una carriera intensa e tormentata. In panchina ha appena cominciato eppure ha già guidato l’Under 21 rumena. Attaccante di grande talento, arrivò all’Inter nel gennaio 2000, esordendo con gol in un derby di Coppa Italia. Solo sei mesi in nerazzurro chiuso da Vieri, Zamorano, Baggio e Recoba (e Ronaldo infortunato). Verona e Parma per crescere , poi il grande salto al Chelsea, ma la storiaccia della coca gli ha cambiato la carriera. Quindi la Juventus passando da Livorno, le battaglie legali con la Fifa, e giusto in fondo un po’ di stabilità a Firenze, 5 anni e 69 gol. Il finale addirittura in India. Tre mogli e 4 figli, cosa vuoi che sia un esonero a Natale.