Sono passati almeno tre decenni da quando, a partire dalla fine degli anni Novanta, gli analisti hanno acceso i riflettori sull’Asia prevedendone una continua e perenne ascesa. Un’ascesa in primis economica, che avrebbe ben presto proiettato i vari governi della regione nel club delle grandi potenze globali. La realtà è stata però diversa dalle aspettative, visto che la situazione asiatica ha assunto la classica forma “a macchia di leopardo”. Al netto di Cina, Corea del Sud e Giappone, il miracolo dell’India è rimasto incompiuto mentre il sud-est asiatico sta iniziando soltanto adesso ad imporsi sullo scacchiere mondiale. Il presente del continente, intanto, è attraversato da molteplici tensioni. Su tutte quelle derivanti dalla nuova Guerra Fredda in corso tra Pechino a Washington, senza però dimenticare le rivendicazioni marittime che scaldano le acque del Mar Cinese Meridionale – dove scotta il dossier Taiwan – e i venti di guerra che di tanto in tanto soffiano sulla penisola coreana. Il 2024 potrebbe premiare alcuni player asiatici e danneggiarne altri.
Il 2024 di Cina e India
Sarà interessante capire come la Cina uscirà dalle sabbie mobili che hanno rallentato la sua economia. La crisi immobiliare continua a generare articoli preoccupanti da parte dei media internazionali, mentre i postumi della medicina politica anti Covid – fatta di chiusure e misure super restrittive – devono ancora essere smaltiti. Il presidente cinese Xi Jinping è stato poi costretto a rivedere – o meglio ricalibrare – la nuova Via della Seta, adattandola più ai Paesi in via di sviluppo e al sud del mondo che non ai ricchi mercati europei. Come se non bastassero questi nodi spinosi, ecco che la crisi in Medio Oriente e la guerra in Ucraina potrebbero continuare a destabilizzare la voglia di stabilità cinese. Xi farà di tutto per rafforzare i pilastri economici del Paese, così da rendere il Dragone indipendente dall’estero, almeno per quanto riguarda i settori più strategici (dai semiconduttori a quello alimentare).
Ad una Cina che potrebbe iniziare ad imparare a camminare con le sue gambe, fa da contraltare un’India chiamata a non perdere l’ennesimo treno della svolta. Narendra Modi è pronto a consolidare il suo potere al termine di elezioni che dovrebbero confermarlo in carica per un inedito terzo mandato. I principali dati economici stanno premiando Nuova Delhi ma la strada per ripetere il miracolo cinese in salsa indiana è ancora in salita. E lo resterà fino a quando il governo indiano non deciderà di investire in maniera massiccia sulle infrastrutture, uno dei due talloni d’Achille del gigante asiatico. Il secondo coincide invece con le tensioni etniche e religiose. L’India sarà chiamata a risolvere entrambi i rebus per ambire a diventare una sorta di alter ego cinese.
Asia al bivio
Il 2024 potrebbe inoltre innalzare Giappone e Corea del Sud al rango di potenze regionali, con prospettive ancor più elevate nel caso in cui i due Paesi non dovessero restare intrappolati in crisi economiche o politiche. Seoul deve fare i conti con la perenne minaccia militare rappresentata dalla Corea del Nord di Kim Jong Un. E, si sa, la lingua militare mal si concilia con il mondo del business. Lo stesso che, a colpi di soft power, ha consentito all’ex Tigre asiatica di salire in rampa di lancio grazie ai suoi prodotti d’intrattenimento, autentici volani di crescita per tutto il resto dell’economia.
Il Giappone punta invece a rafforzare la propria Difesa in chiave anti cinese, al netto dei problemini interni che affliggono il governo di Fumio Kishida. Resta da capire se Tokyo riuscirà a non farsi stritolare dall’abbraccio Usa. E il sud-est asiatico? I membri dell’Asean – dall’Indonesia alla Malesia, dal Vietnam alla Cambogia – stanno sfruttando le scintille tra Usa e Cina per gettare le fondamenta dei loro miracoli economici. La missione, in questo caso, non sembra affatto impossibile.
Il resto dell’Asia è invece contornata da numerosi punti di domanda. Il Pakistan è sull’orlo del caos, così come Bangladesh e Sri Lanka: questi tre Paesi sono attesi da fondamentali elezioni. Anche Taiwan attende di capire chi sarà l’erede di Tsai Ing Wen. In base a chi sarà il prossimo presidente, infatti, i rapporti con la Cina potrebbero cambiare, in meglio o in peggio.