Israele ha assestato un duro colpo ai pasdaran iraniani, i guardiani della Rivoluzione islamica. L’aviazione ebraica ha eliminato con un attacco aereo nella zona di Damasco Sayyed Razi Mousavi, descritto dalle agenzie di stampa degli ayatollah Tasnim e Irna come “uno dei più importanti consiglieri dei guardiani della Rivoluzione in Siria” e “stretto collaboratore del comandante della forza Quds” Qasem Soleimani, ucciso dagli americani in Iraq nel 2020. Secondo fonti della sicurezza israeliana, l’uomo era responsabile del trasferimento di armi agli Hezbollah e ai gruppi filo-Teheran in Siria.
– Seyed Razi Mousavi, one of the IRGC commanders closest to Qasem Soleimani and the commander of Iranian forces in Syria, was killed today in an Israeli airstrike in Damascus.
Why are they trying so hard to pull in Iran (and then the U.S.) into this conflict? pic.twitter.com/fC1z57bD0s— il libanese (@Ramy_Sawma) December 25, 2023
Né le Idf, né i media locali hanno diffuso dichiarazioni riguardo a questo evento e anche gli organi d’informazione iraniani sono stati parchi nei dettagli. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha invece affermato che l’aviazione ebraica ha colpito Mousavi dopo che questi si era recato in una fattoria nel quartiere di Sayida Zeinab, situato vicino ad un santuario musulmano sciita. L’ipotesi è che l’edificio fosse un centro di comando degli Hezbollah, che hanno svolto un ruolo importante durante la guerra civile siriana per mantenere al potere il presidente Bashar al-Assad. Si è trattato del primo attacco israeliano contro un obiettivo legato alla Repubblica islamica dall’inizio della guerra con Hamas. L’aviazione di Tel Aviv ha effettuato altri raid nel Paese, ma diretti contro l’aeroporto della capitale o infrastrutture in mano a gruppi terroristici.
I pasdaran hanno confermato la morte del loro ufficiale, affermando che Mousavi era “responsabile dell’unità di supporto alla resistenza” in Siria. I guardiani della Rivoluzione hanno inoltre minacciato Israele, sostenendo che “la pagherà cara”. Il presidente Raisi ha giurato vendetta, sottolineando che la nazione della stella di David “pagherà il prezzo di questo crimine, che è senza dubbio un altro segno di frustrazione, impotenza e incapacità del regime usurpatore sionista nella regione“. Lo Stato ebraico non ha rilasciato commenti in merito ma, secondo il giornalista Barak Ravid che cita fonti della sicurezza, le autorità di Tel Aviv si stanno preparando alla risposta della Repubblica islamica, probabilmente lanci di missili dalla Siria e dal Libano. L’attacco è arrivato in un momento in cui l’Iran è tornato al centro dell’attenzione della comunità internazionale per il lancio di un drone contro la petroliera Chem Pluto mentre questa si trovava nell’Oceano Indiano. Il Pentagono ha attribuito l’accaduto direttamente a Teheran, un’accusa definita “infondata” dal ministero degli Esteri per bocca del portavoce Nasser Kanaani. “Gli Stati Uniti non sono nella posizione di lanciare accuse contro altre parti”, ha dichiarato l’uomo. “Sono affermazioni prive di fondamento e senza valore che mirano a distrarre l’attenzione pubblica e a coprire il pieno sostegno del governo americano ai crimini del regime sionista a Gaza”.
Le autorità iraniane si trovano sempre più coinvolte anche al confine meridionale del Libano, dove lo Stato ebraico ha alzato il livello di allerta per i continui attacchi degli Hezbollah ed evacuato circa 80mila residenti delle zone vicino alla linea blu. “Non permetteremo il ritorno alla situazione precedente in cui ci trovavamo fino al 6 ottobre”, ha dichiarato il ministro della Difesa Yoav Gallant. “Stiamo colpendo duramente Hezbollah. L’aeronautica militare vola liberamente sul Libano e noi aumenteremo tutti questi sforzi”. Il rappresentante del governo di Tel Aviv ha anche affermato che gli sfollati rientreranno solo quando vi sarà “un’azione consensuale, che ci interessa, e nel cui ambito si stabilisca una situazione diversa”, altrimenti “cambieremo la realtà con l’attività militare”.