Tradizionale messa della vigilia di Natale a San Pietro per il Santo Padre davanti a 6.500 persone. All’esterno, davanti ai maxi schermi, altre migliaia di fedeli che non sono riusciti a entrare in basilica. Al termine della messa della notte di Natale in San Pietro, papa Francesco, spinto sulla sedia a rotelle e circondato da un gruppo di bambini, ha portato la statua del Bambino Gesù per farla deporre nel presepe allestito in una delle cappelle laterali della basilica. Quella di Papa Francesco è stata un’omelia accorata e profonda, che ha avuto diversi riferimenti alle guerre in corso, in particolare a quella tra Israele e Palestina, che vede Gerusalemme, città Santa, contesa e con il rischio di interventi militari anche in questi giorni di festa cristiana.
Una cristianità che dev’essere rimessa al centro delle celebrazioni del Natale, perché altrimenti il rischio, ha detto il Papa ai fedeli, “di vivere il Natale avendo in testa un’idea pagana di Dio, come se fosse un padrone potente che sta in cielo; un Dio che si sposa con il potere, con il successo mondano e con l’idolatria del consumismo“. Quindi, ha spiegato: “Lui è nato per tutti, durante il censimento di ‘tutta la Terra’. Ecco lo stupore del Natale: non un miscuglio di affetti sdolcinati e di conforti mondani, ma l’inaudita tenerezza di Dio che salva il mondo incarnandosi“.
“Questa notte, fratelli e sorelle, è il tempo dell’adorazione. L’adorazione è la via per accogliere l’incarnazione“, ha dichiarato il Pontefice, sottolineando che “è nel silenzio che Gesù, Parola del Padre, si fa carne nelle nostre vite“. Adorare non è perdere tempo, ha proseguito Papa Francesco, ma “permettere a Dio di abitare il nostro tempo. È far fiorire in noi il seme dell’incarnazione, è collaborare all’opera del Signore, che come lievito cambia il mondo. È intercedere, riparare, consentire a Dio di raddrizzare la storia“. Oggi, ha proseguito il Pontefice, “Il nostro cuore stasera è a Betlemme, dove ancora il Principe della pace viene rifiutato dalla logica perdente della guerra, con il ruggire delle armi che anche oggi gli impedisce di trovare alloggio nel mondo“.
Quindi, in conclusione di omelia, il Santo Padre ha citato J.R.R. Tolkien, quella nota come “Lettera 43” del marzo 1941: “Un grande narratore di imprese epiche scrisse a suo figlio: ‘Ti offro l’unica cosa grande da amare sulla terra: il Santissimo Sacramento. Lì troverai fascino, gloria, onore, fedeltà e la vera via di tutti i tuoi amori sulla Terra’“.