Mentre l’intera Repubblica Ceca piange ancora la morte delle vittime della strage all’Università di Praga con un giorno di lutto nazionale, nuove inquietanti dettagli giungono a proposito della dinamica della sparatoria.
La bomba in casa del killer e gli altri tre omicidi
Le indagini, infatti, ora si concentrano sulla vita i luoghi del killer David Kozak: nel suo appartamento a Hostoun, nei pressi di Kladno, una trentina di chilometri da Praga, è stato trovato un dispositivo che sembrerebbe essere una bomba, secondo quanto riferisce la polizia ceca. Dalle prime ricostruzioni, sembrerebbe che lo studente 24enne volesse far esplodere la casa. Secondo il sito di informazioni Novinky, la polizia e i vigili del fuoco sono stati avvisati per via di un forte odore di gas e, una volta entrati, hanno trovato quello che sembrava un ordigno esplosivo. “Nella casa c’erano bombole di gas, benzina e un sistema esplosivo con un asciugacapelli con il timer“, ha confermato al sito il portavoce della polizia Jan Danek. Dentro casa la polizia ha trovato il corpo del padre dello studente, ucciso a colpi di pistola. Accanto al corpo, un’ascia. Dopo aver ucciso il padre e aver piazzato una trappola esplosiva in casa, il giovane si sarebbe recato a Praga per compiere la strage, per poi puntare l’arma contro se stesso e uccidersi. Le prove balistiche su un’arma trovata nella casa di famiglia hanno confermato inoltre che Kozak è stato l’autore di un altro barbaro duplice omicidio la scorsa settimana nella foresta di Klanovice: quello di una neonata di due mesi e del suo papà di 32 anni.
La scelta di suicidarsi
Kozak si è ucciso quando ha capito di non avere più scampo e di non avere più tempo per mietere altre vittime, cosa che era nei suoi progetti visto il suo arsenale casalingo: la scorta di armi e munizioni ritrovata dagli agenti nell’edificio che il direttore della polizia di Praga Petr Matejicek ha definito “incredibile” era stato il frutto di un attenta e minuziosa serie di acquisti e di un lavoro certosino: otto tipi di armi diverse tra le quali pistole e fucili, un fucile a pompa e un silenziatore, tutti pare registrati a suo nome e detenuti legalmente.
Il killer aveva antecipato lui stesso la sua intenzione di uccidersi, affidando al suo canale Telegram alcuni messaggi deliranti che aveva postato 24 ore prima della strage. Secondo le fonti di Lidovky.cz, sarebbe stata la madre ad informare la polizia che il figlio stava andando all’università con l’intenzione di suicidarsi: a quel punto la polizia ha avviato un’operazione di ricerca e ha sgomberato l’edificio universitario in via Celetna. Ma poi tutto è andato diversamente. Il ventiquattrenne studente di storia ha attaccato non la facoltà di Lettere ma un altro edificio, anch’esso appartenente alla stessa facoltà, in piazza Jan Palach. Per errore, dunque, le ricerche si sono concentrate su un edificio diverso da quello in cui era penetrato il killer, che ha avuto così tutto il tempo di sparare indisturbato.
Il contributo dei testimoni e il timore di atti emulativi
Alcuni testimoni stanno coadiuvato le forze dell’ordine nel ricostruire la preparazione della strage: nei giorni precedenti Kozak si era recato almeno tre volte a Praga in autobus con una custodia per chitarra dove probabilmente nascondeva le armi. Una sua concittadina, che prendeva abitualmente lo stesso pullman ha aiutato gli investigatori a ricostruire quegli ultimi viaggi. “Negli ultimi giorni viaggiava con la custodia della chitarra, cosa che non gli avevo mai visto fare prima. Ora credo di sapere perché e che probabilmente non portava con sé lo strumento musicale“, ha specificato la donna al sito seznam.cz.
Intanto la polizia ceca ha fatto sapere di aver rafforzato le misure di sicurezza in tutto il Paese. “A partire da oggi, in tutto il Paese abbiamo adottato misure preventive intorno a soft target e scuole“, si legge in una nota, nella quale si sottolinea di “non avere informazioni su alcuna minaccia specifica“, ma le misure sono state decise come “il segnale che ci siamo e siamo pronti“. Poi la polizia ha fatto sapere che dopo la sparatoria sta monitorando i social media, in particolare alcuni messaggi di persone che “sostengono di essere ispirate dal terribile atto” di Kozak e che “vogliono emularlo“. “Risponderemo immediatamente“, ha assicurato la polizia. Dal mondo dell’attivismo giovanile e dalla ricerca, ora, si invocano norme più restrittive per il possesso di armi, chiedendo anche controlli psichiatrici sui possessori di armi: Kozak, infati, possedeva le sue armi legalmente, ed è anche per questo che non era noto alle autorità.