Los Angeles – Gli scandali che finiscono sui giornali e vengono amplificati dalle tv sono un tema mondiale. La relazione, sessuale e poi sentimentale, fra la professoressa trentaquattrenne Mary Kay Letourneau e il suo studente dodicenne Vili Fualaau, a Burien, Washington, iniziò nel ’96, quando non esistevano Facebook, Instagram e i blog. May December, Il film diretto da Todd Haynes e interpretato da due leggende di Hollywood, Natalie Portman e Julianne Moore, si ispira a quegli eventi, è appena uscito su Netflix negli Usa e arriverà in Italia il 24 aprile, distribuita da Lucky Red. Ha ottenuto quattro nomination ai Golden Globes: miglior commedia o musical, migliore attrice protagonista, Natalie Portman, migliore non protagonista, Julianne Moore, e migliore attore non protagonista, Charles Melton.
Il racconto inizia anni dopo gli eventi, quando lei (Moore) e lui (Melton), sono diventati una coppia stabile, e segue l’intreccio di emozioni che nascono quando la celebre attrice televisiva Elizabeth (Portman) si inserisce nella vita quotidiana di Gracie e Joe per studiarli e prepararsi a interpretare nel suo prossimo film una versione giovane dell’ex insegnante. Nonostante la stabilità apparente della loro vita familiare, con i figli ormai ragazzi, lo scorrere dei minuti svelerà un disagio profondo, nascosto sotto la superficie perfetta della benestante provincia americana. Il confronto tra Elizabeth e Gracie diventa il fulcro, rendendo le donne vicine e allo stesso tempo rivali.
Ha spiegato la Portman, dal palco dell’Academy Museum of Motion Pictures di Los Angeles: «Questa storia contiene così tante domande sull’identità, sulle donne e sulla profondità delle performance di noi attori che sono rimasta subito incantata. In passato avevo mandato diverse proposte a Todd Haynes, ma mi aveva sempre detto di no. Questa volta però ha accettato subito. Un colpo di fortuna che mi ha permesso di lavorare con lui, Julianne e Charles. Sul set c’era un’atmosfera così piacevole che siamo riusciti a essere maliziosi, manipolatori… C’era una grande combattività nella scrittura di Samy Burch, la sceneggiatrice. Queste due donne erano in costante lotta su quale verità dovesse prevalere. La tensione saliva costantemente ma quando Todd gridava cut tornavamo tutti a essere amici».
Un lavoro di squadra che offre una seconda prospettiva su una storia vera, che fa ancora discutere. «La mia Gracie – ha spiegato Julianne Moore – è in costante ricerca dell’approvazione degli altri. In particolare, vuole essere accettata da questa attrice che arriva a casa sua perché vuole osservarla, per interpretarla in un film. Natalie e io non ci conoscevamo prima dell’inizio delle riprese, anche se ho sempre ammirato il suo lavoro da lontano. Quando è arrivata la prima volta sul set non si è imposta, ma ha avuto la delicatezza di far sentire me e il mio personaggio onorate di averla accanto. Solo guardando il film mi sono resa conto che si comportava in un modo quando era con me e, allo stesso tempo, quando le voltavo le spalle, mi imitava e cercava di riprodurre i miei movimenti in modo ossessivo, diventando totalmente un’altra persona. Rivedendola sullo schermo sono rimasta stupita, dentro di me dicevo: è veramente brava. Mi ha fatto pensare che in fondo, tutto quello che facciamo noi attori è un’approssimazione. Cerchiamo di avvicinarci il più possibile a un’esperienza reale, ma non la viviamo veramente. La nostra è una riproduzione. Per questo penso che una delle scene più forti di May December sia quando vedrete Elizabeth al lavoro sul set, mentre ripete molte volte una scena nel ruolo di Gracie. Continua a provarci ancora e ancora, nel tentativo di avvicinarsi a qualcosa che però non raggiunge mai del tutto».
Per Natalie Portman si tratta di una scena che «ricorda quanto, oltre le apparenze, siamo misteriosi gli uni per gli altri e, alla fine, anche per noi stessi. Penso sia proprio questo mistero a generare la letteratura, il cinema e l’arte visiva: un costante tentativo di comprendere il mondo».