L’ultima mossa degli Usa: indagine su fornitura cinese di chip

L'ultima mossa degli Usa: indagine su fornitura cinese di chip

Un’indagine tra le aziende del Paese per capire come queste riescano ad ottenere semiconduttori fabbricati in Cina. Ecco l’ultima mossa messa in cantiere dagli Stati Uniti, che prenderà forma a partire da gennaio al fine di rafforzare la catena di approvvigionamento e ridurre i rischi per la sicurezza nazionale. Il sondaggio, nello specifico, punterà ad identificare come facciano le società Usa a mettere mano sui cosiddetti chip legacy, ovvero semiconduttori di ultima generazione e di nodi maturi. Allo stesso tempo, il dipartimento del Commercio si appresta a concedere quasi 40 miliardi di dollari in sussidi per la produzione di chip semiconduttori.

La mossa di Biden sui chip

La suddetta indagine “informerà la politica degli Stati Uniti volta a rafforzare la catena di fornitura dei semiconduttori, promuovere condizioni di parità per la produzione tradizionale di chip e ridurre i rischi per la sicurezza nazionale che arrivano dalla Cina“, ha annunciato il dipartimento del Commercio in una nota. Il ministro del Commercio, Gina Raimondo, ha sottolineato che “il governo da solo non può creare e mantenere una catena di approvvigionamento forte“. E ha aggiunto: “Abbiamo bisogno della partecipazione dell’industria“.

Scendendo nei dettagli, il sondaggio fa seguito a un report pubblicato il 12 dicembre da una commissione parlamentare americana che chiede un “reset” delle relazioni economiche che gli Stati Uniti intrattengono con la Cina. Tra le 150 proposte contenute, l’aumento dei dazi doganali per alcuni prodotti ha avuto un posto di rilievo. “Negli ultimi anni abbiamo visto potenziali segnali di pratiche preoccupanti dalla Cina, volte ad aumentare la produzione di semiconduttori da parte delle proprie aziende e a rendere più difficile la concorrenza per le società americane“, ha affermato Gina Raimondo nel comunicato stampa.

La sfida (a distanza) con la Cina

Il dipartimento del Commercio ha quindi spiegato di voler adottare “misure proattive per valutare la catena di fornitura americana dei semiconduttori raccogliendo dati dalle aziende Usa sulla fornitura dei loro chip“, ha evidenziato, ancora, il segretario del Commercio. La dichiarazione ha puntualizzato sul fatto che le società con sede negli Stati Uniti rappresentano circa la metà delle entrate globali dei semiconduttori, “ma devono affrontare un’intensa concorrenza sostenuta da crescenti sussidi da parte dei governi stranieri“.

L’ambasciata cinese a Washington, secondo quanto riportato da Reuters, ha affermato che gli Stati Uniti hanno “forzato il concetto di sicurezza nazionale, abusando delle misure di controllo delle esportazioni, impegnandosi in trattamenti discriminatori e ingiusti contro le imprese di altri Paesi e politicizzando e utilizzando come armi le questioni economiche e scientifiche“.

In tutto questo ricordiamo che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha incontrato il suo omologo cinese Xi Jinping lo scorso novembre a San Francisco. I due leader hanno affermato di voler promuovere la cooperazione e la comunicazione per garantire che la competizione tra le due potenze rivali non degeneri in conflitto. Nelle ultime ore, inoltre, i due Paesi sono tornati a parlarsi anche a livello militare. L’ufficio del capo degli Stati maggiori riuniti americano ha dato notizia di una video telefonata tra il generale Charles Brown e il capo di Stato maggiore cinese, generale Liu Zhenli. I leader militari cinesi e statunitensi non interloquivano tra loro in maniera così dettagliata dall’agosto del 2022.

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