Ha presentato appello il cardinale Angelo Becciu, condannato qualche giorno fa per truffa aggravata e peculato dal tribunale vaticano a cinque anni e sei mesi di reclusione e 8mila euro di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano per peculato. «Crediamo ancora nella Giustizia e nell’accertamento della Verità. L’innocenza del cardinale è emersa in modo chiaro e ci batteremo per farla riconoscere dalla Corte d’Appello», scrivono in una nota Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, legali del porporato, secondo i quali «il cardinale ha sempre servito la Chiesa e il Santo Padre con spirito di servizio e può andare a testa alta, forte della sua innocenza». Becciu è il primo cardinale della storia di Santa Romana Chiesa condannato penalmente in Vaticano da un Tribunale composto da laici.
Il cardinale, all’epoca dei fatti sostituto per gli Affari generali ed ex prefetto per le Cause dei santi, è stato condannato con altri otto imputati (il solo assolto è stato monsignor Mauro Carlino) per una serie di vicende finanziarie legate alla compravendita di un edificio in Sloane Square, a Londra. Contro la sentenza dello scorso 16 dicembre ha presentato appello anche l’Ufficio del Promotore di giustizia guidato da Alessandro Diddi, secondo cui ci sono state condanne troppo miti rispetto alle richieste dell’accusa malgrado la sostanziale conferma dell’impianto accusatorio. «Non è un atto ostile alla sentenza», osserva Diddi. Le motivazioni della condanna in primo grado non sono ancora state rese note. Il pm aveva chiesto sette anni e tre mesi per Becciu, che dopo la condanna si era così sfogato in tv: «Voglio gridare al mondo la mia innocenza, mi darò da fare in tutti i modi».
«L’appello del promotore di giustizia dimostra l’ostinazione e la chiusura in un teorema già mostrate fin dalle fasi delle indagini ma anche che la sentenza è riuscita nell’impresa di scontentare tutti, difese e accusa», commentano Viglione e Marzo.