La strage, poi il suicidio sul balcone: così è morto l’attentatore di Praga

"Bombole di gas, benzina e un timer". Il killer di Praga voleva fare esplodere l'appartamento

Emergono dettagli sulla strage che ha sconvolto la Repubblica Ceca. Il killer che ieri ha aperto il fuoco all’università Carlo IV di Praga, il ventiquattrenne David Kozak, quando si è reso conto di essere circondato e che i poliziotti gli si avvicinavano, si è suicidato sparandosi con un fucile. La conferma arriva direttamente dalla polizia ceca, che nelle scorse ore ha diramato i filmati delle telecamere installate sulle uniformi dei poliziotti entrati nell’edificio della Facoltà.

Gli agenti sono avanzati tatticamente piano per piano fino al tetto, dove hanno ricevuto le indicazioni dai testimoni presenti. Il killer si trovava sul tetto dell’edificio dell’università, da dove aveva ferito tre persone, colpito un’auto civile e una della polizia. Petr Matejicek, direttore della polizia di Praga, ha confermato che l’attentatore aveva a disposizione un impressionante arsenali di armi e di munizioni. A suo avviso, progettava una strage molto più estesa.

Circostanza confermata anche dal ministro degli Interni ceco, Vít Rakusan. “Poteva andare molto peggio”, ha spiegato il politico, rivolgendo i suoi complimenti alla polizia per la “brillante” risposta all’emergenza. Rispondendo a chi gli chiedeva se la polizia avrebbe potuto fermare l’attacco, considerata che era stata informata di un uomo armato che si stava dirigendo verso il centro della città, Rakusan ha evidenziato che gli agenti sapevano solo di un possibile tentativo di suicidio, non di un potenziale assassino di massa.

Le autorità ritengono che il killer di Praga abbia agito da solo e che non abbia legami con gruppi estremisti. Per quanto riguarda il movente, viene considerata corretta la pista dei problemi personali: “Qualche tipo di depressione, delusione. Ma non abbiamo prove particolari o informazioni sul perché abbia deciso di fare una cosa così terribile”. Secondo quanto ricostruito dalla stampa ceca, Kozak – residente a Hostoun nei pressi di Kladno – aveva fatto almeno tre viaggi negli ultimi tempi a Praga in autobus con la custodia per la chitarra: molto probabilmente al suo interno conteneva le armi. La conferma è arrivata da una conoscente ai microfoni di seznam.cz:“Negli ultimi giorni viaggiava con la custodia della chitarra, cosa che non gli avevo mai visto fare prima. Ora credo di sapere perché e che probabilmente non portava con sé lo strumento musicale”.

Un’altra indiscrezione circolate nelle ultime ore chiama in causa la madre dell’assassino. Secondo il portale Lidovky.cz, sarebbe stata la donna ad informare la polizia che il figlio stava andando all’università di Praga a suicidarsi. Il ventiquattrenne non ha però attaccato la facoltà di Lettere ma un altro edificio.

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