Tra le tante teorie complottiste emerse negli ultimi anni, quella dell’Italygate è stata una delle più bizzarre e controverse. Secondo i sostenitori più radicali dell’ex presidente Donald Trump e di QAnon, infatti, le elezioni americane del 2020 sarebbero state “rubate” da Joe Biden e dai democratici con i brogli commessi grazie al voto elettronico e ai server di Dominion e Smartmatic, la multinazionale che implementa i sistemi di voto elettronico nel mondo (lo scorso aprile, Fox e Dominion Voting Systems hanno raggiunto un accordo da 787 milioni di dollari nella causa per diffamazione intentata dalla seconda contro l’emittente televisiva). Nei giorni successivi alle elezioni, si diffuse su gruppi Telegram legati a QAnon la bufala di un presunto raid delle forze speciali americane a Francoforte per acquisire i server di Dominion e, di conseguenza, svelare la truffa dei dem ai danni di The Donald.
Il presunto ruolo dell’Italia
Che cosa c’entra l’Italia con questa teoria assurda e infondata? Secondo alcuni supporter di The Donald, come Neal David Sutz – un cittadino statunitense residente vive in Svizzera – nel complotto internazionale contro Trump l’Italia avrebbe infatti ricoperto un ruolo fondamentale e centrale. Come? Il coinvolgimento del nostro Paese nei brogli elettorali sarebbe avvenuto – sempre secondo questa bufala cospirazionista molto diffusa sui social – tramite Leonardo Spa, l’azienda leader nel settore della Difesa. Società che, per tornare alla strettissima attualità, ha sporto denuncia per diffamazione nei confronti delle quattro persone che avrebbero fatto circolare questa bufala che prese il nome di Italygate sui social e sui vari canali vicini all’elettorato conservatore e trumpiano.
Italygate, alla sbarra per diffamazione
Nelle ultime settimane del 2020 è circolata sui medesimi canali social la foto di un documento datato 6 gennaio 2021. Era una presunta dichiarazione giurata (affidavit) nella quale un certo Prof. Alfio D’Urso sosteneva che l’esperto informatico Arturo D’Elia avrebbe sfruttato il satellite di Leonardo per manipolare il voto e permettere così a Joe Biden di sottrarre voti legittimi a Donald Trump. Una bufala anche questa, come ha dichiarato al tempo lo stesso D’Elia al quotidiano La Repubblica. “È tutta una grandissima bufala. Un’emerita idiozia ha fatto il giro del mondo: all’inizio sembrava uno scherzo. Ma poi tutto è diventato incredibilmente serio” spiego l’esperto informatico. Ora è lo stesso quotidiano a dare notizia che sono quattro le persone accusate di diffamazione da Leonardo Spa per questa vicenda: Maria Strollo Zack, a capo dell’organizzazione Nation In Army, l’imprenditrice multimilionaria Michele Roosevelt Edwards e il suo braccio destro in Italia Carlo Goria e il già menzionato avvocato Alfio D’Urso. Edwards, secondo quanto ricostruito da La Repubblica, è a capo della società USAerospace (operante nel settore aerospaziale e potenziale competitor di Leonardo).
Secondo l’accusa, i quattro avrebbero offeso la reputazione di Leonardo Spa per aver diffuso una fake news “attraverso la rete internet”. Al centro della causa per diffamazione c’è appunto l’affidavit “a firma di D’Urso con il quale lo stesso attestava falsamente che tale D’Elia Arturo, dipendente della Leonardo, avrebbe dichiarato all’autorità giudiziaria di Napoli di aver partecipato, utilizzando la dotazione tecnologica messagli a disposizione dalla Leonardo nella città di Pescara, ad una campagna di hackeraggio’ volta ad alterare il risultato delle elezioni presidenziali americane nel 2020″. Ora la palla passa ai giudici che dovranno determinare se, effettivamente, i quattro hanno diffamato o meno Leonardo diffondendo una fake news.