Dopo la procura di Milano, anche quella di Cuneo ha deciso di aprire un fascicolo sul caso del “Pandoro-gate” legato a Chiara Ferragni. Le due procure sono quelle di più stretta competenza territoriale nella vicenda, visto che Ferragni ha la residenza nel capoluogo lombardo e Balocco la sede legale nella provincia cuneese. Anche la procura piemontese ha scelto di aprire un fascicolo senza indagati o ipotesi di reato per poter approfondire la vicenda e acquisire la documentazione relativa al caso, per verificare se possano esserci violazioni giuridicamente rilevanti. Lunedì scorso il procuratore capo di Cuneo Onelio Dodero aveva smentito l’apertura di un fascicolo a Cuneo, affermando che ancora nessun esposto era stato ricevuto e non erano in corso o in fase di apertura indagini d’ufficio.
La procura di Milano sta portando avanti la sua indagine e nei prossimi giorni acquisirà anche i contratti stipulati tra le due società riconducibili all’influencer e l’azienda dolciaria piemontese. Il procuratore aggiunto Eugenio Fusco, titolare delle indagini, al momento senza reato né indagati, ha delegato il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza a raccogliere il materiale necessario per avere un quadro della vicenda. Successivamente, dopo lo studio dei documenti, è molto probabile che l’influencer venga sentita in procura: i sui avvocati, professionisti dello studio Bana di Milano, si sono presentati già ieri mattina al quarto piano del tribunale milanese ma non hanno rilasciato alcuna dichiarazione all’uscita dal palazzo di giustizia. L’influencer, dal canto suo, al momento potrebbe non essere nemmeno a Milano ma in Svizzera, per la precisione a Sankt Moritz, per trascorrere le feste in famiglia. Diverse segnalazioni la collocano nella rinomata località alpina del canton Grigioni. Impossibile al momento avere certezze, lei preferisce non condividere alcunché finché le acque non si sono placate.
Per il momento, a finire sotto la lente di ingrandimento delle procure c’è solo il caso Balocco ma non è escluso che nei prossimi giorni l’area di intervento non possa estendersi anche all’operazione commerciale delle uova di Pasqua Dolci Preziosi. Lo schema è risultato del tutto simile a quello dei pandori: l’azienda che stipula un contratto oneroso con l’influencer ed effettua le donazioni. L’influencer che dichiara di sostenere la causa per il solo fatto di metterci la faccia (a pagamento) e i consumatori per questo portati a pensare che con il loro acquisto avrebbero contribuito all’iniziativa benefica.