I meno addentro alle cose musicali lo conoscono come direttore d’orchestra per svariati artisti al Festival di Sanremo. Compostissimo, aspetto serissimo anche se guardandolo bene si nota un’espressione un po’ sarcastica. Perché Vince Tempera ha fatto proprio di tutto nel mondo del rock e del pop. Per dire, ha suonato con uno la Nuova Era – uno dei primi gruppi progressive – e ha arrangiato il celebre album di Francesco Guccini L’isola non trovata. Impossibile contare gli arrangiamenti dei brani dietro cui c’è la sua mano e i gruppi che ha formato (anche con i futuri Area Ellade Bandini e Ares Tavolazzi). Insomma un artista poliedrico famoso anche per le colonne sonore – di cui ha venduto milioni di copie – di cartoni animati come Ufo Robot e Goldrake che potrete trovare nel suo nuovo album Cartoni animati e sigle Tv: le più belle sigle di Vince Tempera.
Una carriera poliedrica più che mai.
«Sono sempre stato del parere che un musicista deve saper fare un po’ di tutto per non annoiarsi e non ripetersi».
Come è nata l’idea delle sigle dei cartoon?
«Alla Fonit Cetra vedemmo dei cartoni animati giapponesi in lingua originale e in bianco e nero e pensammo: Dovremmo fare della musica per bambini diversa da quella dello Zecchino d’oro».
Così?
«Nella musica moderna c’era poco per i ragazzi e in letteratura nel genere il più grande era Gianni Rodari. Così con Luigi Albertelli ci ispirammo all’introduzione di fiati della colonna sonora di Rocky e così creammo una sigla funky per Ufo Robot che fece il giro del mondo e vendette milioni di copie».
Quali sigle le hanno dato più soddisfazione?
«Le sento tutte mie ma in particolare trovo che siano di grande effetto Daitarn III, Anna dai capelli rossi e Remy Remy. Credo che questi brani abbiano aperto la strada ad artisti come Cristina D’Avena».
Ha fatto anche cose molto semplici come L’ape Maia.
«Sì, è divertente e ben costruita nella sua semplicità».
Lei è nato con il rock.
«Il rock e il pop. La Nuova Era è nata nel 1966 e allora eravamo all’avanguardia. Con Tavolazzi e Bandini, prima degli Area, abbiamo osato molto. Poi negli anni ’70 formammo Il Volo e incidemmo un disco per la Numero Uno di Lucio Battisti».
Che rapporto ha avuto con Battisti?
«Non era facile andare d’accordo con lui. Arrangiai per Sanremo Un’avventura che mandammo a Wilson Pickett che l’avrebbe cantata al Festival con Lucio. Collaborammo anche per Il mio canto libero».
Ci vuole tanta fantasia e preparazione musicale per fare gli arrangiatori.
«Pochi sanno che è mio l’arrangiamento di Zingara di Iva Zanicchi e Bobby Solo».
Sanremo: lei dirige molti artisti.
«Sì, e mi diverto molto, anche se le cose sono cambiate l’orchestra ha sempre un ruolo centrale».
Ha fatto veramente di tutto.
«Un’altra cosa che mi sono divertito a fare, è Soleado, che sotto l’egida del Daniel Santa Cruz Ensemble ha venduto più di 20 milioni di copie, e poi una parte strumentale della colonna sonora di Love Story».
C’è una sfida che non ha ancora tentato?
«Oggi c’è la globalizzazione ma la musica è sempre stata globalizzata nel senso che ha sempre girato il mondo».