Fincantieri chiude il 2023 moltiplicando gli affari. La multinazionale di Trieste, attraverso la controllata norvegese Vard, si è aggiudicato pochi giorni fa un contratto per la progettazione e la costruzione di una nave posacavi da consegnare a Prysmian entro la fine del 2026. L’ordine di 230 milioni è il terzo firmato negli ultimi dieci giorni dopo l’intesa dell’11 dicembre con la giapponese Toyo Construction per un’imbarcazione ibrida e un’altra commessa da 250 milioni per un cliente internazionale. Appalti che porteranno nelle casse di Fincantieri (+0,9% in Borsa) quasi 700 milioni.
Il sodalizio con Prysmian va avanti dal 2018, quando è stato siglato il primo patto sempre per la realizzazione di una posacavi. Tra le novità anche un memorandum of understanding con WSense, impresa deep tech con cui partirà una cooperazione per il monitoraggio subacqueo grazie a mezzi a guida autonoma. Il periodo positivo del colosso cantieristico è stato certificato anche dai risultati finanziari dei primi nove mesi, in cui è stato registrato un aumento degli ordini trainato dall’eolico. Nonostante il momento di evidente difficoltà per le società straniere, l’offshore sta garantendo un’importante fonte di guadagno per Fincantieri. È un’occasione per tutto il Paese su cui vuole puntare anche il governo con il Dl Energia che, tra le altre cose, prevede l’individuazione di due porti al Sud per lo sviluppo di un parco galleggiante. «Per noi la creazione di una filiera produttiva nel settore dell’eolico offshore è una grande opportunità», ha dichiarato l’amministratore delegato di Fincantieri Pierroberto Folgiero in audizione alla Camera. «Ci sarà ha aggiunto una grandissima domanda di acciaio pregiato che verrà in Europa, dove l’Italia è il Paese che ha una grande esperienza nell’acciaio primario e una grandissima competenza navalmeccanica e nella manifattura. Quindi, questa grande economia che nascerà può essere assolutamente italiana».