Agnelli e la rivincita a scoppio ritardato

Agnelli e la rivincita a scoppio ritardato

Alla faccia dei funambolici difensori di un mondo accartocciato sull’ordine costituito, e non modificabile, ecco che Andrea Agnelli se la canta in compagnia degli U2 per raccontare al mondo Where the Streets have no name. Dove le strade non hanno nome ci può stare che un Andrea cacciato dalla porta di casa Juve, rientri dalla finestra in questo variegato universo grazie ad una sentenza che riporta il pallone alla democrazia, più che al bello del gioco.

Andrea Agnelli se la canta e ora se la suona dopo essere stato suonato dal suo mondo e dall’ex amico Ceferin. Ma, secondo sentenza, ha avuto ragione: la Superlega può esistere. Poi toccherà alle potenze del pallone decidere quanto conterà. Nella conta del tira e molla questo è un successo per l’ex presidente Juve, uscito di scena un anno fa per i procedimenti intentati contro il club. Real Madrid e Barcellona hanno tenuto duro. Gli altri sono scappati ed oggi fanno sponda con la Uefa. Agnelli si è infilato dietro le quinte aspettando una sentenza che poteva demolirlo definitivamente o dimostrare che non aveva visto male. Non veder male significa non necessariamente vederci bene. Però oggi siamo al classico «Ha ragione lei (Ceferin e Fifa). Ma non hanno torto loro (Agnelli e Superlega)». Saranno gli anni, come nel caso della sentenza Bosman, a dirci in quale nuvola, o bolla, si infilerà il pallone.

Intanto l’ex presidente ha cominciato a festeggiare pubblicando su X il testo della canzone degli U2, un brano che inneggia alla libertà. «Voglio correre… Voglio vedere quella nuvola di polvere svanire senza lasciar traccia. Voglio ripararmi dalla pioggia avvelenata». Chiudendo con l’usurato Love football. Non è detto che chi ama il Football pensi solo ai danari. Però è vero che questo mondo Football ha bisogno di tanti denari contanti per sopravvivere. E quelli dell’Uefa si sono svegliati tardi. Agnelli era stato visionario a modo suo: non sempre simpatico negli affetti e nelle relazioni, ma concreto negli effetti. Il cugino John Elkann lo ha fatto allontanare dalla Juve ed ora potrebbe ritrovarlo in un ruolo apicale nella Superlega. Situazione da classico piede in due staffe.

In altro caso sarà da vedere dove si schiererà il mondo Juve: ieri, in Borsa, il titolo ha variato tra il 7 e il 16 per cento in più. Niente male. Il club ha evitato commenti perché oggi, più che mai, servono equilibristi politici. Ceferin ha fatto un passo in obliquo, dicendo: «Vedremo e valuteremo se la nostra posizione sulla Superleague dovrà essere rivista. Proteggeremo il nostro mondo da questo attacco». Pare che Agnelli abbia voluto collegarsi ed ascoltare la conferenza dell’ex amico, magari canticchiando Abbatto i muri che mi trattengono. Concludendo: «Amo il calcio. Fino alla fine». Fino alla fine era uno slogan, ora è un programma. E, andando a leggere i commenti da social, pare che il seguito di Agnelli si sia vorticosamente ingrossato. Ieri era un pazzo che voleva mandare il club a sbattere e i tifosi mugugnavano per il bene comune. Oggi è innovatore, rivoluzionario, visionario. Sic transit gloria mundi: questa non è una canzone, solo l’idea di qualche maestro dell’antichità.

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