Classe 1963, Sergej Bubka ha dominato per quasi vent’anni il salto con l’asta, facendo irruzione nel mondo dell’atletica nel 1983, non ancora ventenne. All’epoca era considerato un atleta sovietico, un orgoglio non meramente nazionale, visto i suoi natali ucraini, ma un ginnasta dell’Unione, ai tempi in cui le Olimpiadi non erano solo sport. Un grande atleta che, per via di infortuni e della guerra fredda, ha anche vinto meno di quello che avrebbe meritato: come nel caso del boicottaggio dell’Urss ai Giochi Olimpici di Los Angeles. Eletto al CIO dagli atleti, una volta ritiratosi, si è dedicato per anni all’organizzazione di una grande manifestazione legata al salto con l’asta in quel di Donetsk, dove ha concluso la sua carriera sportiva. Nel frattempo, il muro di Berlino è crollato, e dal 1989 Bubka è soprattutto un eroico atleta ucraino, nato a Voroshilovgrad (Lugansk). Un dettaglio affatto accessorio, nel contesto degli ultimi dieci anni, ma soprattutto nel teatro della guerra in Ucraina.
Gli affari di Bubka nel Donbass
C’è una costante nella vita di Bubka, ed è il filo diretto con il Donbass: il luogo ove è nato, dove si è formato come atleta e dove coltiva i suoi affari oggi. Quegli stessi affari che ora gettano sullo “zar volante”, come venne definito, l’ombra di traditore a favore di Mosca. Tutto è cominciato con il sito ucraino Bihus che ha denunciato la società russa Mont Blanc– proprietà di Segej e di suo fratello-di fare affari nei territori occupati e di collaborare con i “terroristi” russi. La società, nella quale figurava anche la madre dell’atleta, ha sede in Russia ed è accusata di vendere carburante al nemico: l’impresa si occupava di questo settore già prima, e aveva firmato in passato contratti notevoli, dopo aver partecipato a gare d’appalto nazionali. In seguito all’occupazione, non è stata chiusa, ma ha spostato la sua sede legale a Volnovakha (all’epoca non occupata) continuando a partecipare alle medesime gare d’appalto.
Di cosa si occupa la società Mont Blanc
All’inizio di quest’anno, la società compariva nel registro delle persone giuridiche russe. La registrazione è avvenuta in seguito alle disposizioni per i territori occupati che prevedono l’adeguamento burocratico per tutte le società presenti in loco. Nei documenti che i giornalisti di Bihus hanno reso pubblici, si nota come, nonostante l’iscrizione nel registro russo, la sede legale viene indicata nuovamente nel territorio di Donetsk. Dal maggio 2023, il portale degli appalti russi reca uno spazio che riguarda la società di Bubka e del fratello: i due avrebbero vinto un appalto per fornire carburanti agli occupanti, attraverso tre contratti distribuiti nel tempo: 2000 litri di carburante a fronte di 100mila rubli. Secondo gli accordi di vendita, la società di Bubka non fornirebbe direttamente il carburante, bensì dei tagliandi spendibili in alcune stazioni di rifornimento che recano il marchio Mont Blanc: ve ne sarebbero ben sei nei territori occupati del Donabass.
La caduta degli dei
Quanto basta per fare di Bubka un traditore, assieme a suo fratello. Non a caso la Sbu ha aperto un’inchiesta e sono partiti una serie di audit che passano per la richiesta dei materiali al sito ucraino di giornalismo investigativo. Quello di Bubka, tecnicamente, non è un affare occulto o di nuova invenzione: la sua società, infatti, svolge la stessa attività di prima della guerra. Ma nel contesto bellico, foraggiare il nemico con i buoni benzina è tradimento: soprattutto se a farlo è un eroe dello sport che è inserito in una narrazione nazionale che vuole l’Ucraina lontana dall’ingombrante passato sovietico. Nei primi anni 2000, Bubka è stato perfino parlamentare nel Partito delle regioni, ed è con la stessa verve che ha tentato di spiegare le sue ragioni in un video nel quale ribadisce di non essere in Dobass dal 2014, di non aver visitato da allora la sua famiglia e di non fare affari con il nemico. Ma al di là del refrain dell’oroglio ucraino, la sua aura di eroe nazionale è ormai intaccata dal dubbio di collaborazionismo che gli ha fatto piovere addosso il pubblico ludibrio, di una nazione in cerca di eroi, vecchi e nuovi. Ad aggravere la sua posizione, la vita dorata nel Principato di Monaco, dopo aver lasciato l’Ucraina con un permesso speciale nel marzo 2022. Come se non bastasse, i suoi commenti morigerati sulla guerra e l’assenza di una presa di posizione energica anti-Putin (come hanno fatto altri atleti di Kiev) hanno contribuito ulteriormente alla caduta dell’eroe volante.