Dopo i follower anche gli sponsor mollano la Ferragni: Safilo rescinde il contratto

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Non un bel Natale quello che sta arrivando per Chiara Ferragni. Dopo il “Pandoro-gate”, infatti, il colosso Safilo, azienda leader nel settore dell’eyewer, ha rescisso il contratto per l’accordo di licenza per il design, la produzione e la distribuzione delle collezioni col suo marchio. La decisione, informa una nota, “a seguito di violazione di impegni contrattuali assunti dalla titolare del marchio“. Non è chiaro se questo abbia qualche correlazione con quanto accaduto con l’azienda Balocco, ma sta di fatto che la tempistica è coincidente.

L’azienda padovana non ha dato specificazioni alla rescissione, e quasi certamente non ci saranno nemmeno in futuro chiarificazioni, ma si parla di generica violazione di “impegni contrattuali”. Potrebbero riferirsi alla mancata pubblicazione di contenuti di questi giorni, considerando che l’influencer è ormai ferma da una settimana a seguito degli effetti del “Pandoro-gate” o ad altre presunte mancanze che ci sarebbero state e di cui non si verrà mai a conoscenza. A meno che non vi siano nel contratto clausole legate a una condotta etica in linea con i valori che l’azienda ha sempre professato, nel comunicato non si ravvisano apparentemente collegamenti con il caso Balocco.

C’è chi sospetta che questa possa essere la prima di una lunga serie di aziende che prenderanno le distanze dall’influencer per tutelare la propria immagine. Infatti, non è tanto la sanzione comminata a Ferragni dall’Antitrust a poter mettere in allerta le aziende con le quali collabora l’influencer. È la ricaduta che il caso ha avuto sull’immagine della stessa, ma anche l’aspetto morale della vicenda, perché in quello che Ferragni definisce “errore di comunicazione” c’è finito l’ospedale Regina Margherita di Torino, specializzato nella cura dei bambini oncologici. Sono le terapie per loro quello su cui ha fatto leva la comunicazione per la vendita del pandoro.

Ed è vero che nel carteggio allegato al prodotto non c’era scritto da nessuna parte che i ricavati sarebbero andati in beneficenza, così come la stessa Ferragni non l’ha mai detto esplicitamente, ma è stato lasciato intendere Questo basta all’opinione pubblica, nell’era dei social, per cambiare radicalmente opinione su un soggetto che fino a poche ore prima veniva assunto come modello di rettitudine. Poi, la bolla social è un discorso a parte che non fa testo.

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