Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro e di altri importanti mafiosi in Sicilia nell’ultimo anno, Cosa nostra sta tentando di riassemblare la propria organizzazione, contemplando anche l’utilizzo di metodi molto violenti. A Niscemi, nel cuore dell’entroterra siciliano, in provincia di Caltanissetta è stato sventato un attentato nei confronti di un noto imprenditore locale. L’uomo diversi anni fa aveva deciso di non chinare il capo alla famiglia criminale della zona, denunciando alle autorità competenti un tentativo di estorsione.
In 29 finiscono in manette, l’intero clan in ginocchio
Se i carabinieri di Gela, coordinati dal Dda di Caltanissetta, non fossero intervenuti con l’operazione “Mondo opposto“, l’imprenditore sarebbe stato barbaramente ucciso. I militari hanno completamente disarticolato il clan mafioso di Niscemi con 29 ordinanze di custodia cautelare. Su tutti gli accusati pendono gravissimi reati, come l’associazione mafiosaa.“L’esecuzione dell’omicidio – fanno sapere dall’Arma – è stata bloccata grazie all’accurato monitoraggio da parte dei carabinieri, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia”.
L’importanza del “pizzo” per i boss mafiosi
Il pizzo rimane ancora un importantissimo business per i boss e per tutta l’organizzazione criminale siciliana. Non tanto per le somme di denaro che si racimolano, ma l’impatto che ha sucittadini e commercianti, terrorizzandoli e asservendoli silenziosamente al proprio volore. Il no dell’imprenditore alla protezione offerta dai boss di Niscemi avrebbe potuto creare un brutto precedente per Cosa nostra. Farlo fuori sarebbe stato un monito per tutti gli altri commercianti della città, “O pagate, o farete la sua stessa fine”. Un modus operandi utilizzato parecchie volte nello scorso secolo dalla Mafia siciliana per incutere paura.
“Poteva diventare il nuovo Libero Grassi”
Nelle piccole vie, nei bar e nelle piazze di Niscemi non si parla di altro da questa mattina. Anche nei social, nelle pagine e nei gruppi Facebook dedicati alla cittadina l’argomento è uno solo. “Questa gente è rara – dice un abitante di Niscemi riferendosi all’imprenditore, raggiunto telefonicamente da ilGiornale.it – ma per lui sarebbe potuta finire molto male. Purtroppo questa gente non perdona certe mancanze di rispetto. Sarebbe potuto finire come Libero Grassi a Palermo. Menomale che questo non è successo. Che sia da monito per tutti, ribellatevi, denunciate, solo così si può sconfiggere socialmente la Mafia”.