Ad appena dieci giorni dal suo insediamento, il governo di Javier Milei si è trovato a gestire il suo primo cacerolazo, una protesta pacifica e rumorosa in cui si sbattono pentole e padelle. Migliaia di persone sono scese per le strade di Buenos Aires e di altre città del Paese, manifestando il loro dissenso per il maxi-decreto sulla deregolamentazione dell’economia e la privatizzazione delle imprese statali annunciato dal governo.
“La patria non si vende”, “Milei spazzatura, sei la dittatura” e “Sciopero generale” sono stati gli slogan che hanno accompagnato la protesta, partita pochi minuti dopo il messaggio del presidente trasmesso in diretta nazionale alle 21 di mercoledì 20 dicembre. Migliaia di persone si sono dirette verso la centrale piazza del Congresso da ogni quartiere della capitale argentina, sbattendo pentole e suonando i clacson delle automobili per esprimere il loro dissenso alle riforme economiche radicali che El Loco ha intenzione di portare avanti. Per coincidenza, la protesta è avvenuta durante l’anniversario delle rivolte sociali del 2001 che costarono la presidenza a Fernando de Rùa e provocarono 39 morti.
Nel mirino dei manifestanti vi è la “terapia shock” proposta dal leader anarco-liberista, che ha l’obiettivo di stabilizzare l’economia e mettere fine all’endemico deficit fiscale. Il nuovo decreto di necessità e urgenza (Dnu) annunciato dal governo contiene oltre 300 disposizioni e deroghe a leggi che regolano il mercato. Si apre con la dichiarazione di “emergenza pubblica in materia economica, finanziaria, fiscale, amministrativa previdenziale, sanitaria e sociale fino al 31 dicembre del 2025”, una situazione di fronte alla quale lo Stato “promuoverà e assicurerà l’effettiva vigenza su tutto il territorio nazionale di un sistema economico basato su decisioni libere, adottate in un contesto di libera concorrenza, con rispetto della proprietà privata e dei principi costituzionali di libera circolazione dei beni, servizi e lavoro”.
Tra gli impegni annunciati dal presidente vi è il via libera alla privatizzazione delle aziende pubbliche, con l’effettiva sparizione delle “società di Stato” e l’impegno del governo a trasformare “ogni impresa pubblica in società anonima, per la sua successiva privatizzazione”. Altri punti fondamentali del Ddu sono le deroghe alla legge sulla terra che impedisce la vendita di grandi aree a stranieri, che il governo vuole cancellare “per promuovere gli investimenti”, alle leggi di promozione industriale e commerciale e alla legge che impedisce la privatizzazione della compagnia di bandiera Aerolineas Argentinas. Quest’ultima, secondo l’esecutivo di Milei, “ha limitato fortemente lo sviluppo dell’industria commerciale aerea, pilastro non solo dell’integrazione del Paese a anche dello sviluppo economico e del turismo”.