Caro Tonino,
c’è poco da pensare. Io considero il dato e il dato è inconfutabile. Sono aumentate le licenze di porto d’armi di qualche punto percentuale nell’ultimo anno, ovvero è lievitata la quota, tra rinnovi e nuove concessioni, di coloro (sottoscritto incluso) che sono autorizzati a detenere armi, quindi di quelli che possiedono legalmente certi strumenti, questo sì, mi risulta. Tuttavia ciò non dipende affatto da chi sta al governo, inoltre né le licenze né il numero delle armi conservate nella propria abitazione o in circolazione determinano la crescita di omicidi o altri crimini. Sia chiaro. Tanto è vero che gli assassinii sono in continua diminuzione oramai da un decennio e, sempre stando alle statistiche che non possono essere smentite, l’Italia è tra i Paesi più sicuri in Europa e nel mondo. La sinistra mira a trasmettere all’opinione pubblica una sorta di percezione di insicurezza, la sensazione che dalle nostre parti, a causa come dicono del patriarcato e della cultura dello stupro, le donne vengano sistematicamente trucidate e che gli omicidi crescano per effetto della messa in circolazione di arsenali e della volontà dei cittadini di farsi giustizia da sé, attitudine che si vorrebbe attribuire al cittadino, sovente descritto alla stregua di un troglodita, il quale vota a favore di Meloni e di Salvini.
Questa è una fotografia alterata della realtà. La violenza sulle donne, purtroppo, è un fenomeno che persiste e che deve essere contrastato, nessuno lo nega, eppure è falso dichiarare che da quando si è insediato l’esecutivo Meloni sia esploso questo fenomeno nonché gli omicidi in generale. Macché! Sono aumentati semmai furti e rapine e proprio nelle città amministrate da quella sinistra che, allorché governa e lì dove governa, nega la sussistenza di problematiche di sicurezza, basti considerare il caso-Milano, dove il sindaco Beppe Sala per mesi e mesi si è ostinato a contraddire chiunque (inclusa l’influencer Chiara Ferragni) gli facesse notare che la metropoli diveniva sempre più pericolosa.
Dunque, ricapitolando: non è vero che più licenze o più armi comportino l’incremento dei delitti, delle macellerie, dei bagni di sangue. Un essere umano non trucida un altro essere umano per la semplice circostanza di avere un’arma a portata di mano, egli non pensa: «Ce l’ho qui, tanto vale usarla, ora faccio secco qualcuno, magari il primo che passa». Del resto, gli omicidi vengono compiuti soprattutto con le armi bianche. Non è contenendo il numero delle armi da fuoco o vietandole o non concedendo le autorizzazioni a detenerle che si contrastano le uccisioni. Magari fosse tutto così semplice. Anche le donne vengono ammazzate in particolare con armi da taglio se non addirittura a mani nude. È con due coltelli presi dalla cucina di casa sua che Filippo Turetta ha ucciso Giulia Cecchettin. Il ragazzo non ha mica usato la pistola o il fucile. E vorrei ricordare che forbici o coltelli di ogni dimensione e forma vengono venduti ovunque, non solo nei negozi di casalinghi o dal ferramenta, ma anche al supermercato o al mercato rionale. Le lame si trovano tra le quattro mura domestiche, al bar, al ristorante, in pizzeria. Cosa dovremmo fare, quindi, al fine di impedire gli omicidi, forse dovremmo ricorrere alle posate di plastica mettendo al bando quelle in acciaio in quanto potenzialmente letali? Peraltro siamo certi che, anche in questo caso, i progressisti si rivolterebbero, tacciando la destra di inquinare l’ambiente con l’esubero di celluloide. Amico mio, non se ne esce.