Rivoluzione al cinema. Gli attori avranno un contratto nazionale

Rivoluzione al cinema. Gli attori avranno un contratto nazionale

Dopo più di un anno di trattative è stata siglata ieri l’ipotesi di accordo per il primo contratto collettivo nazionale di lavoro nella storia del cinema italiano riguardante le attrici e gli attori del settore cine-audiovisivo: «Finalmente uno strumento che tutela e valorizza anche questi professionisti che operano nel settore, una giornata storica» ha dichiarato il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni.

La classe operaia va in paradiso è uno dei film più significativi di Gian Maria Volontè che, per primo, aveva lanciato questa battaglia sindacale raccolta dal Medico in famiglia Giulio Scarpati che, insieme a un gruppo di interpreti dell’associazione Unita (tra loro la presidente Vittoria Puccini con Fabrizio Gifuni e Pietro Sermonti), ha partecipato all’accordo tra Anica (per intenderci la Confindustria del cinema), Apa (Associazione Produttori Audiovisivi), Ape (Associazione Produttori Esecutivi) e le organizzazioni sindacali Slc-Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil.

Si tratta di «un evento di portata storica per il comparto audiovisivo italiano», ha detto Chiara Sbarigia (presidente Apa), che andrà sottoposto alle assemblee dei lavoratori per la definitiva approvazione e che regolamenta il lavoro di attrici e attori, garantendo tutele con lo sviluppo di un sistema assicurativo previdenziale e sanitario, e si inserisce in una serie di accordi negoziali dell’industria cinematografica, fortemente sostenuta anche dallo Stato, come successo con il contratto dei doppiatori firmato proprio pochi giorni fa.

Anche nel caso degli interpreti vengono poste delle regole sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale con un tavolo permanente impegnato a regolare e disciplinare gli effetti delle nuove evoluzioni tecnologiche mentre sono già considerate illegittime le estrazioni di parti di recitazione o di campionamento dell’immagine o della voce per sviluppare o addestrare algoritmi di intelligenza artificiale. Altro punto importante riguarda le pari opportunità, la non discriminazione per le persone LGBTQ+ e la prevenzione di qualsiasi forma di molestia sul lavoro anche attraverso l’utilizzo del cosiddetto «intimacy coordinator» presente sul set per le sequenze più delicate. A questo proposito lo scorso marzo sono state presentate, al Cinema Troisi di Roma, le linee guida contro gli abusi durante i provini dall’Unione Italiana Casting Directors (Uicd), Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo (Unita), Amleta, Agenti Spettacolo Associati (Asa) e Libera Associazione Rappresentanti di Artisti (Lara). Insomma l’intero comparto audiovisivo italiano, un po’ come è successo recentemente con i nuovi accordi degli attori e sceneggiatori negli Stati Uniti dove però la contrattazione sindacale è consolidata da tempo, si sta dando regole precise per stare al passo di un mercato sempre più globale.

In particolare il nuovo contratto che, secondo Francesco Rutelli presidente Anica, «dà stabilità e forza a tutta la filiera cine-audiovisiva», organizza gli oltre centomila attori in tre gruppi protagonisti, comprimari e altri ruoli e fissa i compensi minimi, rispettivamente, in 1.100 euro a giornata di posa, in 850 euro e in 650 euro. Ovviamente nei progetti più lunghi di serie tv, a partire dall’ottavo episodio da 50 minuti un protagonista percepirà almeno 900 euro lordi al giorno che scendono a 550 euro per le soap opera da oltre 40 episodi. Questi compensi minimi saranno applicati anche a film di registi esordienti o con modeste risorse finanziarie.

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