La decisione della Corte Suprema del Colorado di escludere Donald Trump dalla lista dei candidati repubblicani alla nomination nello Stato getta nel caos una delle campagne elettorali più imprevedibili della storia americana recente. Da una parte nel Gop l’ex presidente sembra avere il vento in poppa nei sondaggi ma deve tenere conto del “voto” dei tribunali sulla sua candidatura ad un secondo mandato. Sul fronte opposto Joe Biden continua a non accendere l’entusiasmo dei suoi sostenitori nonostante i tanti punti deboli dell’avversario. Qual è quindi la situazione sul campo dei due sfidanti?
Gli infiniti guai di Donald Trump
Il 2023 non è stato un anno facile per il tycoon. Sul suo capo pendono infatti quattro incriminazioni per il pagamento ad un’attrice di film porno, per aver trattenuto documenti governativi riservati nella sua residenza a Mar-a-Lago, per la sua condotta in occasione dell’assalto del 6 gennaio del 2021 e per l’interferenza nel voto in Georgia. Il New York Times ha pubblicato oggi un sondaggio, effettuato prima della decisione dell’Alta Corte del Colorado, che mostra come il 58% degli americani ritenga Trump colpevole di crimini federali. Colpisce che a pensarla così sia in particolare il 66% degli indipendenti, un gruppo che si dimostra spesso decisivo nelle elezioni presidenziali.
Il 62% dei repubblicani dichiara che se il miliardario dovesse vincere le primarie lo sosterrebbe anche in caso di condanna da parte dei giudici. Un supporto che, come attestato dal suo vantaggio di decine di punti percentuali sugli altri candidati repubblicani, sembrerebbe granitico tanto più che l’83% dei simpatizzanti del Gop ritiene che Trump stia subendo una persecuzione politica nelle aule dei tribunali. Eppure, il quotidiano americano sottolinea come quasi un quarto dei suoi sostenitori non vorrebbe che fosse lui a rappresentare il partito dell’elefante qualora ricevesse una condanna per attività criminali. Un numero che solleva incognite sulla reale tenuta dell’ex presidente.
Toccherà adesso alla Corte Suprema di Washington stabilire le sorti del tycoon in Colorado ma per la gran parte degli analisti questa sentenza complica i suoi piani per la riconquista della Casa Bianca rappresentando per Trump un vero e proprio “nightmare before Christmas“. La Cnn evidenzia che il precedente stabilito in queste ore nel Centennial State in base a quanto indicato dal 14esimo emendamento e il riconoscimento del ruolo dell’allora presidente nella rivolta del 6 gennaio potrebbero farlo apparire “inadatto” a guidare la nazione. Inoltre, sebbene tentativi simili di rimuoverlo dalla competizione politica in Minnesota, Michigan e New Hampshire siano falliti, per il Newsweek si potrebbe scatenare un “effetto valanga” su altri Stati. Forse è proprio questo, più di Biden, a preoccupare la campagna del repubblicano.
Un presidente che non convince
Le cose non vanno meglio al 1600 di Pennsylvania Avenue. I guai legali di Hunter, il figlio del presidente, e l’età avanzata del vecchio Joe trascinano verso il basso nei sondaggi il sostegno al candidato democratico. Trapelano sui media indiscrezioni secondo le quali l’ottantunenne Biden sarebbe riluttante a riconoscere i suoi limiti fisici e continuerebbe a ripetere ad amici ed assistenti di sentirsi “più giovane della sua età”. I suoi collaboratori sarebbero frustrati dagli eccessivi sforzi spesi dal democratico in eventi e viaggi che lo farebbero apparire meno energico di quando non lo sia per davvero. Un ex assistente a proposito dell’ostinazione del presidente a mantenere i suoi mille appuntamenti avrebbe dichiarato che è lui stesso “il suo peggior nemico”.
A cercare di porre un freno agli eccessi del marito ci sarebbe la moglie Jill impegnata a sorvegliare anche sulla sua dieta e sulle sue ore di riposo. Ted Kaufman, un suo amico di lunga data conferma che Biden “fa questo da tutta la vita e vuole sempre strafare”. Lo zelo del democratico però non riesce a tradursi in numeri a lui favorevoli e ne starebbe determinando uno sconforto confidato agli uomini della sua campagna e rivelato dal Washington Post.
Il messaggio economico del presidente, la cosiddetta Bidenomics, e la disoccupazione in calo, non hanno fatto breccia tra gli elettori demoralizzati da un elevato livello di inflazione e da un’immigrazione fuori controllo, le due ‘I’ che potrebbero affondare le speranze per una sua rielezione. Persino la gestione della politica estera non premia l’ex vice di Barack Obama con i liberal, i giovani, gli afroamericani e gli ispanici delusi da come la Casa Bianca sta gestendo i rapporti con il governo israeliano in guerra contro Hamas.
Trump è in vantaggio sullo sfidante del partito dell’asinello ormai in tutte le principali indagini statistiche. Insider sostiene che l’indice di approvazione del presidente è il peggiore almeno dal 1945 e invita i democratici a riflettere su una possibile sostituzione del loro candidato qualora la situazione non dovesse migliorare. “Negli 800 anni che ho servito il nostro Paese non sono stato più ottimista” prova a scherzare il vecchio Joe in un incontro con i finanziatori. A Biden però servirà ben più di una battuta se non vorrà tornare definitivamente nel suo amato Delaware.