“Difesa preventiva nel Mar Rosso. La nostra fregata a scudo delle merci”

"Difesa preventiva nel Mar Rosso. La nostra fregata a scudo delle merci"

L’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli è stato capo di stato maggiore della Marina e della Difesa. Al Giornale spiega perché mandiamo una nave da guerra nel Mar Rosso.

Gli Houti dello Yemen sono così pericolosi?

«Sono un’utile arma degli iraniani. Secondo me dietro a queste crisi c’è un obiettivo strategico di accerchiare l’Europa dall’Ucraina, dall’Africa fino a Israele. Un disegno che fa comodo alle grandi potenze orientali, Russia e Cina, per indebolire l’Occidente e in particolare il nostro continente. Siamo praticamente circondati e il messaggio dall’Africa allo Yemen è quello abusato del colonialismo europeo, che fa il gioco di Putin. Se non ci sbrighiamo a sviluppare una vera unità politico-militare finiremo in grossi guai».

Qual è l’importanza del mar Rosso?

«L’importanza è strategica per l’Italia e per tutto l’Occidente. La Marina ha sviluppato da tempo il concetto di Mediterraneo allargato che riguarda pure il mar Rosso. La difesa non può essere fatta solo in casa, ma in un raggio più ampio in maniera preventiva. La presenza navale è importante per prevenire e vigilare. Ai tempi della pirateria in Somalia c’era stato un aumento notevolissimo dei noli marittimi e adesso ancora di più. Il passaggio dal canale di Suez allo stretto di Bab-el-Mandeb è vitale. Il primo obiettivo degli Houti è strangolare Israele attaccando i flussi marittimi su cui si basa l’economia mondiale e nel contempo limitare i traffici verso il Mediterraneo. Il problema è di carattere geostrategico e riguarda il progressivo indebolimento dell’Occidente e della sua economia, ma di valori. In un mondo di lupi vince il più forte».

Quale sarà la missione della nave lanciamissili Fasan?

«È una fregata analoga a quella dei francesi già schierata nell’area, che ha abbattuto un paio di droni. Abbiamo una base di appoggio a Gibuti oggi più importante di Gibilterra. La missione sarà di protezione del traffico mercantile. Nave Fasan è all’avanguardia per scoperta, tracciamento e reazione a un attacco aereo o missilistico. In dotazione hanno i missili Aster di grande precisione già utilizzati dai francesi per abbattere i velivoli senza pilota degli Houti. In più abbiamo dei cannoni con proiettili guidati che sono pure efficaci contro i droni kamikaze. Al momento ci muoviamo sul piano dell’intervento nazionale, ma ci vorrà un passaggio parlamentare per autorizzare l’operazione internazionale con le unità di vari Paesi».

Gli americani hanno allertato la base della V flotta in Bahrein e quella aerea di Al Udeid nel Qatar. Bombarderanno lo Yemen?

«Un’opzione non facile anche dal punto di vista dei danni collaterali. Al momento penso sia solo una minaccia. Ovviamente se gli Houti lanceranno missili o droni le navi militari reagiranno con determinazione».

Si rischia un allargamento del conflitto con l’intervento dell’Iran?

«L’Iran è il mandante, il sostenitore, ma preferisce mandare avanti i suoi proxy come gli Houti».

La nostra flotta è adeguata alle nuove sfide?

«Ho visto la Marina crescere in qualità e capacità. Gli stessi americani chiedono le nostre unità da aggregare alle loro squadre navali che operano con le portaerei, come nave Fasan. Il problema della Marina oggi è il personale. La flotta è numerosa e in gran parte moderna, ma mancano gli uomini e le donne».

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