– Non sto scherzando. Secondo Luca Bottura dare notizie su Chiara Ferragni è giusto e si chiama giornalismo. Cavalcare Ferragni “per distrarre il Paese” (ma da cosa?) sarebbe invece “melonismo”. Siamo alle comiche.
– Nonostante il Corriere avesse detto che Mattarella non avrebbe parlato della riforma costituzionale nel suo intervento al saluto natalizio alle Alte cariche dello Stato, in realtà un messaggio all’interno ce l’ha infilato. Dice Re Sergio: “L’equilibrio dei poteri e il Parlamento sono garanzia di libertà”. Frase che ovviamente in molti traducono in una critica al premierato. Per tranquillizzare tutti, basterebbe far notare che il Parlamento nelle riforme costituzionali ha un ruolo più che centrale. Anzi: centralissimo, visto che le scrive e le vota. Semmai, sarebbe una limitazione di questa libertà se a imporre le riforme fosse il Capo dello Stato nella più classica violazione “dell’equilibrio dei poteri”.
– L’Ecofin trova un accordo sul nuovo patto di stabilità. Come tutte le opere di mediazione, il risultato non sarà quello sperato da nessuna delle parti. Semmai una via di mezzo. L’Italia ha ottenuto una estensione dei piani di aggiustamento del debito e soprattutto una considerazione a parte per gli investimenti del Pnrr. Ci sono note positive e altre meno, si chiama compromesso. Ciò che dovrebbe forse preoccupare gli italiani è che dopo anni di “pacchia”, dove di austerity e debito non si è più parlato, ora la musica torna a cambiare. E un qualche effetto sulla nostra economia lo avrà.
– Resto invece molto meno positivo sulla sbandierata intesa sui migranti, che arriva oggi non a caso (tu mi dai il patto di stabilità, io ti do i migranti). Perché mi risulta difficile esultare? Perché se ne sono visti talmente tanti negli anni di grandi accordi europei sui migranti che ormai c’è il fondato dubbio che possano davvero servire a qualcosa. Ma magari verrò smentito.
– Non provo simpatia per Roberto Fiore né per Giuliano Castellino. Però otto anni di carcere, dicasi otto anni, per gli estremisti di Forza Nuova che assaltarono la sede della Cgil mi sembrano un tantino esagerati. O meglio: mi sembra che, come al solito, si facciano figli e figliastri. A Fiore&co. viene contestato di aver messo “a ferro e fuoco”. Bene. Ricordate però cosa accadde nel 2015 a Milano per l’apertura dell’Expo? Io c’ero: in quelle tragiche ore, i black bloc distrussero davvero la città, spaccarono vetrine, colpirono i poliziotti, bloccarono tutta Milano. Fu molto peggio di quanto fatto da Forza Nuova a Roma. Fu vera guerriglia. Eppure per i pochi antagonisti arrestati in quel giorno di follia, i giudici hanno fatto cadere ogni accusa: niente reato di devastazione. Nulla. Viene da pensare che l’errore di Fiore e soci fu di non essersi nascosti dietro dei vestiti neri.
– Conte critica la partecipazione dell’Italia alle missioni navali per garantire la sicurezza dei mercantili nel Mar Rosso. E vabbè, deve fare il pacifista ad ogni costo. Ma a far sganasciare dal ridere è un altro passaggio del suo intervento. Scrive Giuseppi: “Biden ci ha scavalcato nel conflitto a Gaza”. Me lo immagino proprio Joe, a capo del primo impero mondiale, costretto a “scavalcare” il Belpaese in medio Oriente. Eggià.
– Il Natale è una cosa seria, così come il presepe. E chi pensa di sostituire questa nostra tradizione occidentale con la “festa d’inverno” fa una scemenza sesquipedale da condannare pubblicamente. Ma l’asinello e il pastorello non si possono tutelare o imporre per legge a scuola, come vorrebbe fare FdI. Non basta una norma ad hoc per far rivivere la cultura, anzi. Dimostra solo che sei già stato sconfitto.
– Non faccio il tifo per l’apertura del fascicolo in procura a Milano sul pandoro farlocco di Chiara Ferragni. Non occorre il tintinnar di manette: il miglior modo per punire l’influencer è quello di non perdonarle il suo ennesimo errore e di smetterla di considerarla una divinità. Meno follower peseranno sulle sue spalle più di qualsiasi condanna per truffa, pena sospesa e tanti saluti.
– Massimo Moratti parla dell’Inter: “Non l’ho mai considerata una azienda”, ma “un’attività fortunata da seguire e a cui dover dare il massimo della generosità”. Il racconto di un mondo calcistico che ormai non esiste più. Addio presidenti, benvenuti fondi di investimento.
– Su Chiara Ferragni chiudo con un ultimo appunto. Il Codacons lamenta che, mentre denunciava da solo la poca trasparenza nella beneficenza dei Ferragnez, i media ignoravano le proteste dei consumatori e elogiavano la coppia Fedez–Ferragni. Solo tappeti rossi. Un po’ di ragione ce l’ha, il Codacons. Basti pensare a Sanremo 2023: l’influencer è stata l’ospite d’eccezione ed stata lodata da tutti sebbene il “pandoro-gate” fosse già esploso sui giornali. E forse in molti si sarebbero potuti accorgere anche che la donazione del cachet sanremese, con tanto di conferenza stampa per urlarlo a mezzo mondo, fu un bel modo per assicurarsi un ritorno d’immagine a gratis. Il Festival non serviva per il gettone di presenza, che a noi poveracci farebbe comodo, ma per assicurarsi uno spot alla sua persona dal più importante e seguito palco d’Italia. In termini mediatici, il valore dell’Ariston è infatti inestimabile. Tanto poi ha “monetizzato” con la serie tv su Prime…