L’approvazione della nuova legge sull’immigrazione in Francia ha spaccato la politica d’Oltralpe ed è già arrivato il primo contraccolpo istituzionale. Il portavoce del governo Olivier Veran ha confermato le dimissioni del ministro della Sanità Aurelien Rousseau, sostituito ad interim dall’attuale titolare del dicastero delegato alle professioni sanitarie Agnes Firmin Le Bodo.
Il membro dell’esecutivo che ha lasciato la sua carica si era opposto all’accordo sul controverso progetto di legge approvato martedì 19 dicembre dal parlamento di Parigi. Veran ha voluto però assicurare che, nonostante i dissidi interni, “non vi è alcun movimento di fronda ministeriale” nel governo. Sul caso è intervenuto anche la premier Elisabeth Borne, secondo cui le dimissioni di Rousseau sono “un non-problema. Smettiamola di commentare cose che non esistono”. Il primo ministro ha anche affermato che “non vi è una crisi della maggioranza”, nonostante la nuova legge sia stata adottata senza i voti di ben 59 deputati allineati con l’esecutivo, di cui 27 hanno espresso parere contrario e 32 si sono astenuti.
L’approvazione in parlamento della riforma sull’immigrazione ha scatenato una vera e propria levata di scudi nell’ala sinistra dello schieramento del presidente Emmanuel Macron, che prenderà la parola questa sera come ospite al programma “C à vous” probabilmente in un tentativo di calmare gli animi e preservare il proprio governo. Per l’approvazione del disegno di legge sono stati infatti fondamentali i voti del Rassemblement National di Marie Le Pen, che ha celebrato la fumata bianca come “una vittoria ideologica”. È stato proprio l’accordo tra il ministro dell’Interno Gérald Darmanin e la destra, che ha portato ad un inasprimento delle misure proposte nel dl, a provocare un’esplosione nella compagine del campo presidenziale.
Fuori dai palazzi del potere, alcune Ong hanno annunciato che faranno ricorso contro la legge. La Federazione francese degli attori della solidarietà, che riunisce oltre 900 associazioni, ha dichiarato di aver avviato “le procedure necessarie per l’esame da parte del Consiglio costituzionale delle misure contrarie ai principi fondamentali di solidarietà e di fraternità indissociabili dalla nostra Repubblica”, perché la legge sull’immigrazione proposte dal ministro Darmanin “non fornisce alcun elemento di gestione dell’accoglienza e dell’integrazione degli stranieri, ma una serie di misure che peseranno molto sugli stranieri in condizioni di precarietà” e sulla stessa azione delle associazioni.