Si fanno più torbide le acque dello scontro interno alla leadership ucraina. Il comandante delle forze armate Valery Zaluzhny ha annunciato il ritrovamento di un sistema di spionaggio all’interno di uno dei suoi uffici. “Avrei dovuto usarlo proprio oggi. Ieri, durante un sopralluogo, è stata trovata una cimice per intercettazioni telefoniche”, ha spiegato l’alto ufficiale. “Questo ufficio è uno dei tanti posti che ho a disposizione in cui lavoro. Non lo usavo da tempo, ma abbiamo fatto un controllo e l’abbiamo trovata”.
La notizia è arrivata il giorno dopo le dichiarazioni del generale, secondo cui il licenziamento di tutti i capi dei distretti militari voluto dal presidente Volodymyr Zelensky, motivato con accuse di corruzione diffusa, avrebbe affossato ogni speranza di vincere la guerra. “Erano professionisti, sapevano come fare, ma non sono più al loro posto”, ha commentato il generale. “Adesso il problema è di quei ragazzi che combattono in prima linea. Qualcuno deve sostituirli e aiutarli”.
L’ipotesi che vi siano i russi dietro questo tentativo di spionaggio pare che non abbia molto seguito. Le dita di molti, in particolare sui social, sono puntati contro Zelensky. Da tempo ormai, i rapporti tra i due leader si sono inceppati. All’inizio della guerra, avevano un patto di non ingerenza: a Zaluzhny era stato permesso di gestire liberamente il conflitto, a patto che operasse lontano dai media e lasciasse al presidente il rapporto diretto con i mezzi di informazione e la ricerca internazionale di armi, munizioni e fondi. Per mesi questo equilibrio si è mantenuto, ma l’insuccesso della controffensiva e la riduzione progressiva del supporto da parte dei Paesi alleati ha cambiato completamente la situazione.
Zelensky ha perso la fiducia di quasi un ucraino su cinque, è cresciuta l’insofferenza verso l’azzeramento della libertà di stampa e le mogli dei soldati hanno iniziato a protestare per il mancato ricambio degli uomini al fronte, a causa di un drastico calo dei volontari. Anche a livello internazionale si è diffusa l’idea che l’ottimismo e le promesse di vittoria del leader di Kiev fossero ormai prive di solide fondamenta. A far scattare la scintilla dello scontro tra vertici militari e politici è stata una copertina del Time, secondo cui anche nell’Ufficio del presidente cresceva la perplessità verso le sue idee di una riconquista dei territori occupati dai russi. Altra benzina sul fuoco è stata gettata da un’intervista di Zaluzhny all’Economist, nella quale il generale ha sottolineato che la guerra si è trasformata in un conflitto simile alla Prima guerra mondiale, fatto di trincee e senza né vincitori, né vinti.
Patto rotto, quindi, e da quel momento in poi lo scontro tra i due capi non ha fatto altro che acuirsi. Zelensky ha redarguito pesantemente l’altro ufficiale per aver parlato alla stampa invece di concentrarsi sull’andamento della guerra e ha licenziato in tronco i generali a lui fedeli. I parlamentari del partito del presidente, inoltre, hanno dato il via ad un dossieraggio che è arrivato ad accusare Zaluzhny di essersi fatto scrivere la tesi da un uomo molto vicino all’ex presidente filorusso Yanukovich. Un fatto, questo, che in tempo di guerra potrebbe portare il generale di fronte alla corte marziale.
In mezzo alla spaccatura tra i due leader si sono infilati anche altri due avvenimenti, che tracciano i contorni di una spy story che, se verificata, potrebbe far crollare completamente l’apparato del Paese. Il 7 novembre, l’assistente e comandante del capo delle forze armate
è stato ucciso da un ordigno nascosto dentro ad un regalo di compleanno consegnatoli da alcuni colleghi. Le circostanze della morte non sono ancora state chiarite. Alla fine del mese scorso, poi, la moglie del capo dei servizi segreti ucraini Kyrylo Budanov è stata avvelenata con metalli pesanti. La coppia lascia raramente l’ufficio del leader degli 007 per motivi di sicurezza e l’uomo in passato si è scagliato spesso contro decisioni politiche e militari. Il coinvolgimento di agenti ucraini in questi due episodi non è stato confermato, ma essi sono comunque campanelli d’allarme che mettono in luce tutti i contrasti tra le tre colonne portanti del Paese invaso nel 2022 e stendono pesanti ombre sulle possibili lotte di potere che rischiano di trascinare la nazione alla disfatta.